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Camoranesi, dov’è la Victoria? Addio al Tigre

Gli piaceva l’idea di “riposarsi” in panchina, nel ruolo di allenatore, dopo una lunga carriera e dopo aver costruito una famiglia molto grande, che gli dava tanto lavoro. Cinque figli e quattro cani, più lui e sua moglie. Un totale di undici, come una squadra di calcio.

E allora per Mauro Camoranesi il piacere di allenare per la prima volta in un campionato di vertice, nella sua Argentina, era diventato una ragione di vita. Per ruggire come quando in campo consumava l’erba correndo avanti e indietro instancabilmente aveva trovato la squadra giusta, il Tigre. Ma il ruggito, alla fine, lo ha sentito solo una volta, nel 5-0 contro l’Atlético Tucumán.

In Italia la pazienza con chi riceve la responsabilità di guidare una squadra è sempre poca, ma l’Argentina, che secondo una meravigliosa definizione è un Paese di italiani che parlano spagnolo in SudAmerica, esaspera verso l’alto tutti i pregi che riconosciamo alla nostra identità nazionale e verso il basso tutti i difetti. Una vittoria e due pareggi in sette partite sono troppo poco, anche per un Campione del Mondo, anche se è un semi esordiente, anche se la squadra è stata rivoluzionata e deve ancora conquistare la sua identità. In particolare per una società che sente di avere il successo nel destino, visto che è stata fondata nella cittadina di Victoria, nei pressi di Buenos Aires…

Così il Matador, come viene soprannominato il Tigre, ha sentenziato che il cammino di Camoranesi da allenatore dovrà continuare altrove, in un’altra arena. Una decisione frettolosa ma inevitabile in un ambiente eccessivamente schiavo dei risultati come quello del calcio argentino, sebbene attualmente, per il sistema dei Promedios, il Tigre non rischiasse la retrocessione. Camoranesi sarà sostituito da uno tra Troglio, altro ex del calcio italiano, e Palermo, vecchia leggenda del Boca Juniors.

L’errore che paga Camoranesi, in fondo, è quello della dichiarazione di intenti rilasciata durante il ritiro precampionato: lottare per una posizione di prestigio, stare un gradino sotto alle sei grandi (Boca, River, Independiente, Racing, San Lorenzo e Rosario Central). Una promessa ambiziosa non immediatamente mantenuta che lo costringerà, per qualche tempo, a dedicarsi soltanto a una famiglia grande come una squadra di calcio…

Rosario Triolo

@triolor

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Redazione

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