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Da Redondo all’Inter e la Champions, Cambiasso: “Che viaggio”

Le luci del Camp Nou sono ancora accese, suona il telefono. “Mamma, andrò a Madrid”. “Finita la partita chiamai mia mamma e i miei familiari”.

28 aprile 2010. L’Inter di Mourinho conquista l’accesso alla finale di Madrid. Al centro di quella squadra il suo numero 19, Esteban Cambiasso.

La mente e il cuore dell’argentino tornano a quella sera: “Un sogno che si realizzava. Una finale di Champions League nella prima città europea in cui avevo giocato”. Disegni del destino.

L’ex centrocampista dell’Inter è stato l’ospite d’onore nell’evento di Collect IT dedicato ai collezionisti di carte da gioco. Tra tutte, una esclusiva: la card speciale in edizione limitata dedicata a Cambiasso in occasione di questa giornata. Tanti i tifosi accorsi per incontrarlo e per avere un suo autografo.

Nel disegno due sue immagini, una con la maglia del Triplete e una con quella di Facchetti: “Ricordi ed emozioni forti che mi fanno ricordare il percorso fatto”. Un percorso in cui ha disegnato “sogni che mai avrei immaginato quando ero un bambino”. Sogni nerazzurri.

Ricordi argentini

Un bambino partito dall’Argentina, il sogno di diventare un calciatore e Redondo come idolo. “Nel 1995 quando ho fatto il Mondiale U17, avevo 14 anni, giocavo nell’Argentinos Juniors. Il mio allenatore era stato anche allenatore di Fernando, che giocava nel Real. Mi aveva promesso di presentarmelo quando sarebbe venuto in vacanza in Argentina. Quando tornò quell’anno, lo raggiunsi in un locale del suo quartiere. Portai con me un suo poster gigante e me lo firmò”. Un anno dopo “mi ritrovai a fare il ritiro con la maglia del Real Madrid, sugli stessi campi in cui si allenava Redondo. Quel poster è qualcosa che mi porto e custodisco nel cuore”.

Da quei momenti sono passate stagioni, trofei, ricordi. Ma la memoria resta a quando tutto è partito: “Se devo scegliere, le maglie a cui sono più legato sono le prime della nazionale giovanile. Vedere il mio cognome stampato sulla schiena fu qualcosa di incredibile. In quelle lettere non c’ero solo io, ma tutta la mia famiglia. Un orgoglio. Sono stato fortunato a vivere una carriera così”.

Cara Inter

E poi è arrivata l’Inter, un club diventato “una seconda casa. Ho vissuto momenti indimenticabili. La vittoria di Madrid è stata la chiusura di un cerchio. Per me, per la società che la aspettava da 45 anni, per il presidente Moratti”. Ora a guidare i nerazzurri c’è un altro argentino: “Lautaro è un ragazzo che ha dimostrato un grandissimo senso di appartenenza, un capitano vero e che ha regalato grandi soddisfazioni all’Inter e alla Nazionale”.

La speranza è quella di rivivere le emozioni di quella stagione. Emozioni impensabili per quel bambino arrivato poi sul tetto del Mondo. “Il risultato di sacrifici, delusioni, successi. Nella vita si impara sempre”. Sguardo sincero, parole chiare, un’espressione consapevole. Esteban Cambiasso è così, come lo era in campo. Un viaggio nei ricordi, l’incontro con i suoi tifosi, il legame con le sue radici e quel sogno argentino divenuto realtà nella notte di Madrid. Il viaggio del Cuchu.