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Calcio e cucina, le passioni di Bruccini: “Tifo Spezia, quando smetterò di giocare andrò in curva con mio figlio! A tavola la mia pasta alla Norcina…”

Labor omnia vincit. Passione e fatica, sudore e dedizione. Elementi necessari e sufficienti per trasformare i propri sogni in realtà. O almeno provarci, perché chi lotta non perde mai. E’ un po’ questo il leitmotiv della storia di Mirko Bruccini, centrocampista classe ’86 della Lucchese. Poi ce n’è un altro, che per il momento però teniamo nascosto…che ‘romanzo’ sarebbe sennò? Cominciamo dal pallone, dunque. Una stagione importante, numeri eccellenti. E, di conseguenza, paragoni e soprannomi aulici che in confronto quelli del buon Omero nell’Iliade… L’Achille del futbol? Piè veloce? “Mingazzini mi dice che assomiglio a Nainggolan per il mio modo di giocare. La stima dei compagni è importante, ma ce ne vuole per essere come lui eh…”. Sorriso raggiante (rag per rimanere in tema), si vede che hai segnato… “Sì dai, sono felice. Ma preferivo vincere”.

Non si accontenta mai, Bruccini. Vuole sempre di più, deve lottare, deve sporcare la maglia, deve vincere i contrasti. Come da piccolino, all’oratorio. Giocava attaccante, in quelle lunghissime giornate scandite dal rumore del pallone e dai sorrisi degli amici. “La domenica soprattutto uscivo di casa presto e rientravo la sera tardi. Tutto il giorno a giocare nel Felettino, il quartiere di La Spezia dove sono nato e cresciuto. Partivamo in tre: io, mio fratello e la palla…”. Aveva un sogno, al quale pensava ogni notte prima di addormentarsi. Di quelli che ti addolciscono la mente, te la eclissano dalla realtà. Fissava il vuoto, sorrideva e sperava che un giorno si sarebbe avverato. Lotta, combatti, corri. Conquista un centimetro più dell’altro e nulla sarà impossibile. No, non è la morale di una bella favola, ma il principio della sua storia. Ricordo il primo giorno nelle giovanili dello Spezia come fosse ieri. Quel soave pensiero notturno che all’improvviso era diventato realtà! La promozione in Serie B, la vittoria del campionato contro il Padova, l’affetto della gente. Ci penso ancora oggi. Ci penso sempre. E una delle poche certezze per il futuro sarà che quando smetterò di giocare andrò tutte le domenica, speriamo, in curva mano nella mano con mio figlio Christian”. La passione che si tramanda di padre in figlio, quel rapporto di empatia autentica. Una magia unica.

Molto religioso, Bruccini: si nota dal tatuaggio sul braccio destro… “Quando posso la domenica vado in Chiesa. Credo molto nei valori della fede”. Ragazzo introverso, un po’ timido. Virtù importante oggi, in un mondo nel quale spesso la parola d’ordine è ‘attirare attenzioni’. Lo definiscono leale e coraggioso. D’altronde le difficoltà, ‘nel mezzo del cammin…’ non gli sono certo mancate… “Alla Pro Patria non è stato facile. Da ottobre a maggio non prendemmo una lira, arrivammo una notte a dormire nello spogliatoio per cercare di smuovere la situazione”. Quest’anno la Lucchese e quel topos che ritorna… “Abbiamo avuto una situazione societaria difficile – racconta Bruccini ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – ma con la forza del gruppo e la carica di Galderisi siamo riusciti a stare sempre sul pezzo, a non mollare un centimetro”.

Bruccini, atto secondo: Masterchef. Un’idea per il futuro? “Chissà, vediamo. Mi piace molto cucinare, vengo dall’alberghiero quindi se non avessi sfondato nel mondo del calcio, probabilmente avrei fatto lo chef”. Quantità e qualità in mezzo al campo e a tavola… “Proprio così, esatto. Sono un ‘pastaiolo’, mi piace molto inventare. La mia specialità è la ‘Norcina’: penne con salsiccia, pomodorini, prezzemolo e panna… un po’ pesantina, ma gustosa!”. Giudice Valentina, approva? “Insomma dai, lei ha il palato fine”. Dulcis in fundo (locuzione che più appropriata, forse, non si potrebbe…) il sogno per il futuro… Riuscire a preparare un bel pranzo di Natale. Aiuto mio papà, ci svegliamo presto e ci mettiamo giù. Antipasto misto di terra e di mare e poi primi e secondi a base di pesce”. Considerando che fra non molto è Pasqua, ora c’è da lavorare. Anzi, da inventare. In campo e non solo…

Lorenzo Buconi

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