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“Non riuscivo a divertirmi, neppure durante le partite”: i calciatori, la depressione, l’ansia e un disagio sempre più comune

“Durante gli allenamenti non riuscivo a divertirmi, e neppure durante le partite, parlavo ancora meno del solito. Tornavo a casa, andavo in camera, mi buttavo sul letto e non mi alzavo fino al giorno dopo”. 

Da tifosi, appassionati di calcio, non siamo abituati a considerare i giocatori come “persone comuni”, persone che – come tutti – possono avere problemi o difficoltà quotidiane. Nell’immaginario collettivo, il calciatore è un “supereroe”, un idolo che – tra fama e ricchezza – non può avere i nostri stessi problemi. Ma non è così e – anzi – sono sempre più i calciatori che stanno raccontando le proprie difficoltà, i propri problemi psicologici e le proprie ansie.  

 

 

Un esempio è stato Alphonso Davies. Il terzino canadese del Bayern Monaco si è raccontato in una diretta su Twitch: “Dopo l’allenamento, torno a casa e sono solo. Qui ho cinque amici, la mia famiglia è in Canada e la mia ragazza non vive a Monaco. Mi sento un perdente di successo. Ammetto di essere preoccupato”. Il classe 2000, però, non è l’unico ad aver raccontato il proprio disagio psicologico.

Calciatori e depressione: non tutto è una favola

Nel 2018 il difensore tedesco Mertesacker aveva raccontato la forte pressione che sentiva a causa delle troppe partite e che lo portava a dover vomitare o a piangere: “Devo soffocare questa sensazione così violentemente che poi iniziano a lacrimarmi gli occhi. Ormai so come devo fare, è come se simbolicamente vomitassi tutto quello che viene dopo il fischio d’inizio. Gli infortuni spesso sono mentali, ti fai male perché non ce la fai più”. Il classe ’84 aveva poi raccontato anche con sollievo la decisione di smettere di giocare: Questo è l’ultimo anno in cui giocherò, non ce la faccio veramente più. Preferisco stare in panchina o meglio ancora in tribuna. Ma tra qualche qualche mese sarò libero”.  

Prima ancora, un altro grande campione ha sofferto di depressione: Andres Iniesta. La stella del Barcellona e della Spagna ha sofferto di depressione dopo la morte di Dani Jarque, suo grande amico e capitano dell’Espanyol.

Jarque è morto all’improvviso l’8 agosto del 2009 mentre era in ritiro con la sua squadra a Coverciano. Nelle ore precedenti alla sua morte, Jarque aveva dichiarato di non sentirsi bene e poi un improvviso arresto cardiaco lo ha portato via. Iniesta, legatissimo a lui, ha così iniziato a soffrire di depressione: Intorno a me era esploso il buio. Non vedevo più nulla, mi trascinavo. […] Durante gli allenamenti non riuscivo a divertirmi, e neppure durante le partite, parlavo ancora meno del solito. Tornavo a casa, andavo in camera, mi buttavo sul letto e non mi alzavo fino al giorno dopo. Dani era un ragazzo, un amico, non mi sembrava giusto. Perché lui? Poteva succedere a me”.  

Iniesta ha lungamente lottato contro la depressione, aiutato dalla sua famiglia, dal Barcellona e da una psicologa che lo ha seguito a lungo, come raccontato da lui stesso. Lo storico numero 8 del Barça ha raccontato le difficoltà che ha vissuto fino a riuscire a tornare a sorridere: “Lentamente è tornata la voglia di fare le cose. […] Tutto è durato meno di un anno, ma per me quell’anno è durato dieci anni“.

Poco meno di un anno dopo la morte di Dani Jarque, la Spagna ha vinto il Mondiale in Sudafrica e a segnare il gol decisivo in finale è stato proprio Andres Iniesta. Il centrocampista esplode di gioia, la Spagna vince il primo Mondiale della sua storia e Iniesta esultando si toglie la maglia per mostrare una scritta sulla sua canottiera: Dani Jarque siempre con nosotros“.  

Altro caso di un calciatore che ha sofferto di depressione è quello di Josip Ilicic, la stella dell’Atalanta non ne ha però mai parlato pubblicamente. Il suo allenatore, Gian Piero Gasperini, aveva però dichiarato: «Posso solo dire che lo aspettiamo tutti. Ha dei momenti di alti e bassi, ma ha sempilicicre grande voglia e disponibilità. In questo momento c’è da pensare più alla persona che al calciatore: la cosa migliore, forse, è parlarne il meno possibile. La nostra testa è una giungla, non è facile per gli psicologi, figurarsi per noi”.  

 

 

Ultimo in ordine di tempo è stato Pablo Daniel Osvaldo. L’ex calciatore ha parlato a cuore aperto in un video pubblicato sul suo profilo instagram nel quale svela: “Da molto tempo che ho a che fare con una grande depressione. Questa depressione mi ha fatto cadere in dipendenze come alcol e droga. Sono in un momento nel quale la mia vita mi sta sfuggendo di mano. Volevo dirvelo e condividerlo con voi.” L’italo argentino ha poi aggiunto: “Sto facendo un trattamento psichiatrico, ma è difficile uscirne, torno a cadere nelle dipendenze, e mi allontano dalla gente che amo, nel passato sono stato un calciatore top, ero una persona completamente differente, orgogliosa e sicura di sé. Questa è una persona che non riconosco”.

Queste sono solo alcune testimonianze di calciatori che hanno sofferto di depressione, un qualcosa che troppo spesso viene trattato con superficialità e sufficienza. Nel 2020 la FifPro ha pubblicato un report secondo cui il 16% dei giocatori ha ammesso di avere sintomi riconducibili a uno stato d’ansia generalizzata.  

La depressione, l’ansia, i problemi psicologici sono quindi disagi che coinvolgono anche la vita dei calciatori e che andrebbero maggiormente trattati. I calciatori non sono supereroi e – come tutti – è giusto e normale che possano avere dei disagi. Poterne parlare senza alcuna vergogna è il primo passo importante da compiere.

Emiliano Tomasini

Nato nel 1997, da piccolo facevo finte interviste ai giocatori quando giocavo alla play station, studiavo gli album delle figurine e imparavo a memoria le carriere dei giocatori. Dopo le partite con gli amici scrivevo il tabellino e le pagelle del match. Il mio sogno è sempre stato raccontare il calcio e la mia passione per questo sport. Ora ho l’opportunità di farlo: l’audience è cambiata, ma la passione e l’entusiasmo sono gli stessi.

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