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Calaiò si ritira: L’Arciere scocca l’ultima freccia

Arco e freccia. Il paragone è scontato: Robin Hood. Perché in fondo la carriera di Emanuele Calaiò è stata un po' togliere ai ricchi per dare ai poveri. Il soprannome de L'Arciere è nato proprio così: “Il mio è un gesto che fa innamorare i tifosi, come un Cupido che scocca la propria freccia nel cuore”.

In due momenti e in due luoghi soprattutto, Napoli e Parma. Grandi piazze prese per mano da L'Arciere e riportate in Serie A a suon di gol. E che probabilmente, ora che l'attaccante ha annunciato l'addio al calcio, ripercorreranno con un pizzico di commozione le rispettive risalite dall'inferno firmate Emanuele Calaiò.

Uno che non si è mai lasciato spaventare dalle sfide, tanto da scendere per ben due volte in Serie C per trascinare due piazze gloriose del nostro calcio nel momento più difficile. A Napoli lo ha fatto da giovane leader, che preferì la storia e la passione del club azzurro al richiamo della Serie A dopo i 29 gol segnati a Pescara in appena una stagione e mezza a 23 anni.

Ben 24 reti in Serie C e 14 in Serie B, doppia promozione che porta la sua firma. Poi il rimpianto della Serie A, forse il primo dei tanti di una carriera che probabilmente avrebbe potuto regalare anche qualcosa in più. Reja lo utilizza poco preferendogli l'esperienza di Zalayeta, Calaiò segna una sola doppietta a Livorno e poi saluta.

Diversa la storia a Parma. Calaiò accetta una sfida simile a quella di Napoli, ma 11 anni dopo. In gialloblù ci arriva da centravanti navigato, capace di segnare in qualsiasi categoria. In gialloblù fa 30 gol in due anni, firmando un'altra doppia promozione. La prima, quella dalla Serie C alla Serie B, festeggiata dopo una stagione lunghissima e conclusa con la finale playoff contro l'Alessandria. Al termine della quale L'Arciere scoppia in lacrime, come un bambino. L'immagine di un campione dal cuore grande, che nella sua carriera si è sempre lasciato trasportare dai sentimenti.

Probabilmente i cicli di Napoli e di Parma sono i più rappresentativi della carriera di Emanuele Calaiò. Che in queste due piazze ha vissuto emozioni sì, ma anche qualche rimpianto. A Napoli, come detto, per non aver fino in fondo sfruttato la stagione in Serie A dopo la doppia promozione. Un rimorso che lo ha portato qualche anno dopo a ritornare, in una squadra che aveva ben altre ambizioni. “Lì però sapevo a cosa andavo incontro, essere il vice-Cavani non è facile per nessuno”, raccontò successivamente. Napoli lo riaccolse da idolo, Mazzarri gli concesse poco spazio e dopo sei mesi fu addio.

Il rimpianto di Parma, invece, è legato al momento più difficile della sua carriera. A quella lunga squalifica in seguito all'inchiesta successiva alla gara decisiva per la promozione contro lo Spezia. Anche qui il rimpianto è dovuto alla mancata possibilità di giocarsi una Serie A conquistata con impegno, sudore e gol.

La terza piazza che si è goduta il miglior Calaiò è stata Siena. Qui L'Arciere la Serie A l'ha giocata eccome, anche con ottimi risultati. Tredici gol totali nelle prime due stagioni, poi 18 reti in Serie B per risalire immediatamente. Nel 2011/2012 Calaiò segna 11 gol in 25 partite, ma si rompe il perone saltando tutto il finale di stagione. “In quella partita mi seguiva Rocca, collaboratore di Prandelli per la Nazionale. Sono felice, gioco al massimo ma nel guadagnarmi un rigore mi infortuno. Il treno Italia è poi partito senza di me…”.

Dal possibile dodicesimo gol con successiva chiamata azzurra ai sei mesi di stop: nel momento del salto di qualità definitivo, probabilmente, a Emanuele Calaiò è mancata anche un po' di fortuna. Quel ragazzino che a 18 anni segnò il primo gol in Serie A all'esordio con il Torino, ora è un 37enne che ha deciso di dire addio al calcio. Dopo aver colpito, con il suo arco, il cuore dei tifosi di Napoli, Parma e Siena, ma anche di Ternana, Messina, Pescara, Genoa, Catania e Spezia. Il suo lungo viaggio fino a Salerno, città che ora lo ha adottato e in cui svolgerà il ruolo di dirigente del settore giovanile. L'ultima freccia scoccata da Emanuele Calaiò: il centravanti che rubava ai ricchi per dare ai poveri.

Mario Lubrano

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