Categories: Interviste e Storie

La corsa “libera” di Calafiori per una Bologna d’Europa

Dalla finestra affacciata sul Vaticano dalla quale spunta la cupola di San Pietro a quella più umile di San Petronio. Questione di prospettive. Tradizioni e storie che si intrecciano e disegnano il presente di Riccardo Calafiori e il Bologna. La tenacia che non contempla per nessuna ragione il fallimento. Essere Riccardo Calafiori è sentirsi “libero” di riprendersi sé stesso. Un obiettivo partito sul campo della Petriana in cima al colle che guarda il Cupolone accompagnato da papà continuato contemplando la Curva Sud dell’Olimpico, passando per la Svizzera e raggiunto alle luci del Dall’Ara. Una collina come sfondo, la spontaneità come ritratto. Da colle a colle, da Roma a Bologna c’è di mezzo l’Europa.

 

Ritrovarsi

Mani sulla testa a tirare i capelli bagnati dalla pioggia dietro le orecchie. Cerchietto in fronte per sostenere la frangia. Una corsa forsennata verso i compagni: Riccardo Calafiori ha segnato alla Juventus! Riccardo ha segnato in Serie A! Due gol che racchiudono il racconto di un viaggio “libero”. Si parte dalla sincerità e convinzione nello scegliere Bologna per riprendersi quella Serie A che è simbolo di realizzazione. Ieri terzino oggi uno dei centrali di difesa più solidi del campionato. Silenzioso, educato e paziente: libero dentro e fuori dal campo. Nessun timore. Un impatto contro il Napoli e quell’Osimhen che è sinonimo di pericolo costante è il segnale di una stagione “libera” dai dubbi.  Accadrà anche a San Siro dove Lautaro Martinez è l’implacabile manifestazione del gol. “Richi” è emblema di forza e autodeterminazione. Lui, un futuro sulla fascia trasformato in storia per un presente da “libero”. La fiducia sconfinata dell’allenatore Thiago Motta è la sfumatura più accesa di un arcobaleno di soddisfazioni che si appoggia sul prato del Dall’Ara. Riccardo chiede permesso a Bologna e la città lo accoglie. Lì, tra portici, torri e colline sullo sfondo dove nascono sogni di ragazzi semplici come Riccardo che, chissà, arriveranno forse al Bernabeu. Perché liberi è saper sognare.

 

“Crack!”, la variazione sul tema della colonna sonora di “Richi”

“Conta solo ciò che fai”. Principi e priorità di Calafiori. Sin da quando a nove anni entra nel settore giovanile della Roma dove non c’è fretta. L’importante è costruire una corazza solida per respingere le avversità che una carriera comporta. L’intuito di Bruno Conti, la fiducia degli allenatori, la vittoria dello Scudetto Under 17 insieme agli amici Zalewski e Bove sono dolce corollario al quadro giallorosso del ragazzo. Il suo obiettivo è dimostrare di meritarlo. “Ha qualità eccellenti sia nella lettura dell’azione avversaria che nella capacità di marcatura e contrasto. Pochi come lui” – parole dell’ex CT della Nazionale Under 17 Bollini. Quello stesso selezionatore che dopo l’exploit tecnico col Bologna, gli regala una nuova maglia da titolare in Under 21. L’educazione e la riconoscenza di Richi: due assist contro il San Marino. Cogliere il bello delle esperienze. Colorare le istantanee sfuocate del passato e farne un dipinto smagliante di una stagione a tinte rossoblù capace di tener fronte all’attrazione degli opposti del bianco e del nero in una notte dove l’azzurro non è, poi, più così improbabile.

 

Una nuova sinfonia, quella dell’Europa più bella, per sovrastare il frastuono del passato. Quel “crack!” che ieri è un maledetto ginocchio che si frantuma e che in un attimo disintegra sogni e ambizioni nel momento della loro genesi. Un “crack!” che oggi è un’esplosione tecnica ed emotiva che corre sotto la Curva Andrea Costa. Un gesto con la mano a indicare “er cucchiaio” rifilato a Szczęsny che richiama alle origini e che rende omaggio a ciò che è diventato. Libero come l’istinto. Oggi è Colle San Luca a ombreggiare sul Dall’Ara. Protegge Richi e una Bologna al centro dell’Europa. Niente più cupole, è il tempo delle torri: Perché, in fondo, è una questione di difesa. “Richi” Calafiori: sentirsi “libero” a Bologna.

Alvise Gualtieri

Nasco all’ombra delle Torri in un giorno che ricordo solo io e nell'anno del rigore di Pasadena. Baggio? Il calcio. Cresco nella “Terra Solatia” con la Laguna come sfondo. Mi svincolo tra codici giuridici e penna. Tra atti e storie so sempre cosa scegliere. La scrittura, forse, un dono del destino scoperto prima dagli altri grazie a un gol di tacco di Del Piero. Djokovic e VR46 le ragioni di una passione. B.B. King e David Gilmour: galeotta fu quella chitarra. Kurt Cobain il mito. La montagna nel cuore. Camminando, pensando e scrivendo. Ma non mi sento “Dante”. Basso profilo, costanza e affari miei. Filosofia vincente? Lo dirà il futuro.

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