Un anno di sofferenze, di sacrifici, di duro lavoro, con finale da libro cuore: entra, segna, esulta in lacrime. Daniele Dessena è l’ennesima bella favola targata Cagliari e dopo la doppietta al Palermo tutti, proprio tutti, hanno voluto manifestargli stima e affetto:
“Ho ricevuto tanti messaggi da ex compagni. Mi mettono le faccine con le lacrime. Chi fa sport sa che cosa significa stare lontani dal campo: ringrazio Marco Storari per avermi chiamato tutti i giorni aiutandomi a non perdere il contatto con la squadra. È questo il consiglio per Ionita e Joao Pedro: stare fuori è dura ma vi siamo vicini, voi fate lo stesso. Segnare non è il mio mestiere, ho toccato due palloni e li ho messi dentro: ancora non me lo spiego. Vuol dire che nella vita e nello sport c’è una logica: lavora sodo, ammazzati in palestra, odia attrezzi e fisioterapista, ma non mollare. Credi con forza in quel che fai e sarai ricompensato. Volevo tornare con tutte le mie forze e ce l’ho fatta. La convocazione con la Lazio mi ha fatto capire che potevo farcela. Se l’allenatore ti porta in panchina sai che sei alla pari degli altri e non vedi l’ora di entrare: in Champions League o tra gli amatori va così”.
Nel periodo difficile “Desse” ha trovato l’affetto della famiglia: “Fino a marzo ero a Parma, dalla mia famiglia. Mio figlio Tommaso dormiva con me, mio padre Bachisio portava lui all’asilo e me a fare fisioterapia. Mia madre Enrica, mio fratello Marco e mia nonna Fausta hanno fatto il resto: coccole e affetto. Ma anche al centro riabilitativo si è creato un gruppo: chi si è rotto sciando, chi a lavoro, chi in moto: abbiamo sofferto, condiviso frustrazioni e incoraggiamenti”. Al resto ha pensato il Cagliari: “Con il presidente Giulini ho da sempre un rapporto speciale, schietto, di intesa. Conservo i disegnini che mi sono stati regalati dai figli. Poi, penso ai compagni, al tecnico Rastelli, al preparatore Gianfranco Ibba: devo tanto a tutti. E c’è Federico Melchiorri. Abbiamo fatto fino a tre allenamenti in 24 ore, in spiaggia, con 35 gradi: due pazzi. Dietro le favole c’è tanta volontà”.
Sulla questione “fascia”: “I tifosi e l’ambiente sanno che Marco Storari è e rimarrà un leader, ha fatto e fa il bene del Cagliari. La squadra ha tanti capitani. Mi hanno voluto la squadra, l’allenatore e la società. Quando entro nello spogliatoio il consenso è automatico. Trasmetto l’idea di Cagliari e del Cagliari, mi seguono e mi ascoltano. Squalifica dopo Cagliari-Roma? Quella partita l’ho vissuta urlando di tutto al guardalinee. Mi hanno dato una lezione perché gli ho fatto venire mal di testa”.
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