Quando nel 2005 esordì in serie A e in Coppa Uefa, ad appena 17 anni, Daniele Dessena era da tutti considerato un “grande” tra i grandi. Il centrocampista del Cagliari è tornato bambino il 27 novembre 2015, dopo la frattura di tibia e perone riportata nella gara di Brescia: “La prima cosa a cui ho pensato? Cercare papà”. Un ragazzo dal cuore d’oro Daniele, capace di commuoversi davanti alla tv o di farsi suggestionare alla visione di un carcere o di un ospedale. In campo si trasforma, ok, ma non penseresti mai a un rosso diretto per lui. Eppure…
“Con il Torino ho fatto una cosa che non si doveva fare, è vero” – dichiara il capitano rossoblù durante la trasmissione “Il Cagliari in diretta” di Radiolina – “Ho provato ad aiutare l’arbitro perché mi ha chiesto una mano, di allontanare i miei compagni, e quando ho visto che stava ammonendo Farias istintivamente gli ho toccato la mano. D’accordo, c’è un regolamento, ma non mi pare di aver fatto nulla di grave: il rosso è eccessivo. Sono un bravo ragazzo, educato e mi sono sempre comportato bene con gli arbitri: penso che in certi momenti il dialogo sia la cosa migliore. Se lo facessero con tutti, a prescindere dalla maglia, mi starebbe anche bene, ma siccome non è così mi fa arrabbiare come una bestia. Comunque sono stato un pollo”.
Dessena torna sull’infortunio e il ritorno da sogno, con una doppietta decisiva al Palermo: “La vita mi ha voluto regalare questa bellastoria a liete fine. Quando ho segnato il primo gol sono andato lì,nel punto in cui, dal giorno dell’infortunio, ho seguito per quasi un anno i miei compagni. Lì dove sapevo di trovare il nostro preparatore atletico, Gianfranco Ibba: mi massacrava, mi faceva sudare, ma lo adoro. Se sono tornato è merito suo. Sapeva sempre che tasti toccare, quando dirmi di lavorare, di insistere o di pensare ad altro. L’entusiasmo e i sacrifici, nel calcio come in qualsiasi altra professione, per me pagano sempre”. Secondo gol festeggiato sotto la curva: “Ho visto il nostro muro di tifosi e lì ho voluto festeggiare il secondo: stare sotto la curva è fantastico. E’ un sogno fare gol davanti alla Nord, la nostra gente. Era il mio giorno. Quella sera sono tornato a casa e mio figlio stava dormendo. Poi verso le due si è alzato, mi ha svegliato e mi ha detto: ‘E’ proprio vero papà, sei più forte di Borriello“.
Difficoltà psicologiche ad accettare il contrasto? No, al contrario… :“Se ripenso alla gamba che vola, l’ambulanza, l’ospedale e l’operazione, il primo pensiero va subito a mio padre, come è successo il giorno dell’infortunio: sono tornato bambino. Oggi, invece, riguardando il video dello scontro ne traggo beneficio, mi carica, e se devo entrare e spaccare il pallone lo faccio. A Joao Pedro e Ionita dico solo di lavorare per pensare di tornare il prima possibile: saranno più forti e sicuri di prima”. I tatuaggi del braccio sinistro? Tutti per Tommi: “Amore, beh c’è poco da spiegare, grande amore per lui. Poi ho tatuato ciò che gli piaceva di Peter Pan e infine l’ancora con il nome mio e quello di Tommi. Si fa di tutto per far ridere un bambino e quando faccio la doccia o vado a mare con lui li guarda, li tocca e ride”.
La famiglia di Dessena è di Parma, ma ha origini sarde. C’è un aneddoto sul nonno: “La famiglia dei Dessena è di Ardara e alcuni parenti di Benetutti. Mio padre quando viene in Sardegna va sempre a Ardara. Tramite mio nonno stavamo cercando di risalire ai nostri antenati: ero molto legato a lui. Il giorno che mi sono fatto male a Brescia ero andato a trovarlo la sera prima e gli avevo detto ‘ faccio gol e lo dedico a te ‘. E invece ci siamo ritrovati assieme ricoverati. Purtroppo è morto il giorno della mia operazione”. Daniele è cresciuto in un Parma di fenomeni: “Cigarini, Savi, Giuseppe Rossi, Lupoli… Eravamo forti e appena la palla arrivava la davanti era un dramma per i nostri avversari. Purtroppo qualcuno ha fatto carriera e altri no: questo è uno degli aspetti più crudeli del calcio”.
Massimo Rastelli? Il “ragazzo” si farà: “E‘ un allenatore di grandi qualità. Gli è stato chiesto di vincere il campionato di B e l’ha fatto alla grande. Quest’anno l’obiettivo è la salvezza e siamo a 16 punti dopo 12 partite, al decimo posto. Penso che sia veramente bravo è potrà arrivare ad altissimi livelli: può ancora migliorare tanto”. In chiusura si parla anche di Stefano Guberti, attualmente punto di forza del Perugia: “Un grande giocatore e un bravissimo ragazzo, ci ho giocato insieme nella Sampdoria. Proprio perché ingenuo e troppo buono è stato il più facile da colpire nella triste vicenda che lo ha riguardato“.
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