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Cacia, il ‘Re Gabbiano’: “Ascoli nel cuore, vorrei rimanere. E quel soprannome…”

Ognuno di noi ha delle qualità, talune si possono acquisire con il tempo, con il lavoro talaltre sono immanenti, connaturate in ognuno di noi. Una di queste è forse il senso di leadership, la cui definizione terminologica risulta estremamente complicata, ma allo stesso tempo di facile consumo pratico. Il leader è colui il quale c’è sempre, è colui che si fa sentire, colui che riesce a trascinare il gruppo verso gli obiettivi che in fin dei conti ogni aggregato sociale deve necessariamente porsi. E la storia tra Daniele Cacia e l’Ascoli è un po’ questa.

Dodici gol in una stagione complicata, ventinove in due anni. Perché i numeri – per quanto carichi di una valenza estremamente fredda e oggettiva – esplicano una realtà assolutamente inconfutabile. Ma un leader non si autoproclama mai, d’altronde devono esser gli altri ad ergerlo come tale. “Sono estremamente felice perché abbiamo centrato la salvezza in mezzo a mille difficoltà. E ci tengo subito a sottolineare che tra queste non inserisco il terremoto perché è un qualcosa di talmente tremendo che non può e non deve centrare nulla. Abbiamo avuto alti e bassi, ma fa parte del calcio…”.

La forza del gruppo che ha saputo restare unito anche nei momenti difficili, quella individuale di non mollare un centimetro nonostante l’infortunio. E la vita è una questione di centimetri, chi non indietreggia, ma anzi riesce ad avanzare di un passettino alla volta, alla fine vince… “Ho saltato dieci partite quest’anno e ci sono stato davvero male perché io sono una di quelle persone che anche volendo non riesce mai a risparmiarsi. Se faccio una cosa, la devo far al massimo sennò lascio perdere e mi dedico ad altro. Sono un tipo introverso, a volte magari posso risultare freddo ma è il mio carattere e non riesco a mascherarmi in un mondo nel quale molto spesso contano più ipocrisia e falsità. Io non ho bisogno di baciare la maglia o il campo da gioco per accaparrarmi simpatie, la gente deve apprezzarmi per come sono. In tutto quello che faccio – spiega Cacia ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – ci metto il cuore”.

E lui l’Ascoli, i colori bianconeri ce li ha nel cuore. Non c’è retorica, ma solo l’affetto sincero verso un popolo che con altrettanta schiettezza e spontaneità ha sempre ricambiato orgoglio e passione… “Mi sono affezionato alla piazza. Ai tifosi, allo staff tecnico, ai miei compagni, alle persone che lavorano in sede, allo staff medico, ai due massaggiatori Teo ed Emiliano. Ad Ascoli sto benissimo e mi piacerebbe prolungare la mia avventura qui, poi è chiaro i matrimoni si fanno in due. So di poter dare ancora tanto a questa maglia, alla mia gente perché mi sento un ragazzino, sto bene. Il calcio può sempre riservare sorprese, ma ripeto ci tengo davvero tanto a questa squadra, ad un gruppo forte che in due anni ha centrato sempre gli obiettivi. L’unica cosa a cui penso è quella di ricominciare al massimo la prossima stagione con la convinzione che la società farà una squadra importante, che potrà lottare per obiettivi di prestigio”.

Infine, un piccolo aneddoto. Cacia, ‘Re Gabbiano’. Soprannome coniato lo scorso anno da Bianchi, Canini e Giorgi, “perché ogni volta che facevo gol mi uscivano esultanze strane con le braccia e le mani un po’ giù”. Ma, niente, forse è casuale. Cacia vive a Grottammare, “sono un tipo tutto casa e famiglia, ho bisogno della mia privacy”. La serenità del mare, l’affetto della gente e quel quadretto bucolico, quel binomio inscindibile degli scogli e del volo leggero dei gabbiani…

Lorenzo Buconi

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