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Cabrini: “Allegri non è amato come Conte? Date a Max venti giorni, poi ne riparliamo…”

“Triplete” o non “triplete? Tutto in venti giorni per la Juventus, che si gioca scudetto, Coppa Italia e Champions. Al club degli ex che si dicono quasi sicuri della “tripletta” si iscrive anche Antonio Cabrini, che dice la sua attraverso le pagine del Corriere della Sera. “La Juve è la Juve, sa reagire meglio di chiunque, e poi non si stanca mai di vincere” – attacca Tardelli – “È questa la differenza rispetto agli altri, è sempre stato così: la sconfitta con la Roma non cambia nulla, lo scudetto lo vinciamo di nuovo noi, punto e basta. Perché “noi”? La chiave è proprio questa. Filosofia, Dna, mentalità vincente, orgoglio, senso della storia, carattere. Quando arrivi alla Juve capisci o non capisci, non c’è via di mezzo: sei lì per vincere, se non vinci hai fallito. Alla Juve fallire non si può. Coppa Italia? Certo, è una partita secca, ma i bianconeri erano e restano un passo avanti rispetto alla Lazio. Alla Juve non vince uno solo: ognuno fa il suo, perché è lì per quello. Max è stato grandioso, tatticamente e psicologicamente. Protagonisti? Ne dico due: Bonucci, cruciale, un leone, se serve fa pure l’attaccante. E poi Buffon. Lui è la Juve. Da Pallone d’oro da anni, non da adesso. Bisognerebbe darne uno per ogni ruolo, altrimenti per forza va sempre a un attaccante. Ma io dico che se si porta a casa la Champions. La Juventus ora ha tutto, ha la personalità internazionale, quella che era mancata due anni fa contro il Barcellona. Poi, chiaro, di là c’è il Real Madrid, è evidente che siamo cinquanta e cinquanta. Ma io dico Juve. Se la Juve vale l’Inter del Triplete 2010? A me i confronti di questo genere, temporali, generazionali, non piacciono. Non sono onesti. Così come non riesco a paragonarmi io a un giocatore di oggi, o la mia Juve di allora a quella di oggi. Ogni tempo ha il suo tempo. Ma la Juve ha qualcosa di quell’Inter, sì. Corsa, abnegazione, sacrificio, è un organismo compatto. Allegri meno amato di Conte? Forse perché Antonio aveva anche giocato, perché lo percepivano ancora come un giocatore. Forse. Ma vedrete che ameranno anche Max. Dategli venti giorni”.

Redazione

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