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​Buon compleanno Javier Zanetti: il giocatore che, per il suo popolo, dribblava come Pelè

Di bandiere che hanno fatto la storia, nel calcio, ce ne sono state tante. E hanno più o meno le stesse caratteristiche: sono rimaste nel cuore dei tifosi, verranno ritenute per sempre insostituibili, evocheranno ciclicamente emozioni legate a traguardi raggiunti e momenti sofferti. Oggi una di queste festeggia 44 anni, due volte il numero di maglia che ha indossato dal 1995 a fine carriera, nel 2014, con la sua Inter.

Auguri Javier Zanetti, il giocatore che i tifosi spesso riconoscono ancora come Il Capitano, seppure il ruolo sia stato rilevato da un altro argentino, che di Zanetti ha sempre avuto il mito e che gli interisti amano e proteggono già. Ma il peso specifico del numero 4 di Buenos Aires, nella storia della Beneamata, è ancora troppo importante perché qualcuno lo possa “annullare”. Un idolo per tutti: esempio di correttezza dentro il campo e di umanità fuori; irreprensibile professionista e instancabile sportivo (ha corso ogni giorno della sua carriera, anche quello del matrimonio con la sua Paula), Javier Zanetti è un modello a cui (si dovrebbe) fare riferimento.

Massimo Moratti ne rimase impressionato dopo averlo visto in videocassetta, con la Nazionale olimpica. Lo portò in nerazzurro nell’annata 1995/96; fu il primo colpo (e che colpo) della sua era, che si coronerà nel 2010, quando quel ragazzo di 22 anni, il 22 maggio, a 37, da Capitano dell’Inter, alzerà al cielo La Coppa. Le sconfitte più dolorose, le vittorie più emozionanti, i gol, le rimonte, i periodi bui e le annate storiche, sempre con quei colori.

Zanetti rimarrà un volto-simbolo dell’inter e dell’amore indissolubile che li ha legati, nel bene e nel male. Non una squadra per Javier ma una questione di cuore, di sangue, di famiglia.In 19 stagioni con questa maglia ha vinto tutto: 1 Mondiale per Club, 1 Champions, 5 scudetti, 1 Coppa Uefa, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane. 16 trofei, 13 dei quali da Capitano. E un quasi record di presenze in Serie A.

Ha lasciato il calcio giocato nel 2014 e anche se continua a camminare accanto all’Inter, da vicepresidente, accompagnandola tra cambiamenti epocali e nuovi orizzonti, nella memoria collettiva nerazzurra, la sua immagine resterà quella di Capitano, che dribbla come Pelè, che non molla mai e che meritava più di tutti, quella notte al Bernabeu, di alzare la Coppa al cielo.

Redazione

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