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Buffon: “Vorrei lasciare a testa alta, è l’impegno di una vita: poter guardare dritto negli occhi chi mi sta davanti”

Buffon e la Juventus, storia di un grande amore. Sono 15 le stagioni in bianconero per il portierone di Carrara, che, tuttavia, in carriera di emozioni ne ha vissuto anche con altre due maglie, quella del Parma e della Nazionale: “Sono da una vita nel calcio – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – Tre momenti indimenticabili? La gioia enorme dell’esordio in Serie A, il coronamento di un sogno. Poi, naturalmente, la vittoria mondiale nel 2006. Infine, la perseveranza, l’ostinazione e la determinazione che ancora oggi mi permettono di resistere ad alti livelli. Rispetto a 7-8 anni fa oggi curo maggiormente l’alimentazione. Niente sacrifici particolari però, solo più attenzione. Addio? Vorrei lasciare a testa alta, è l’impegno di una vita: quello di poter guardare dritto negli occhi chi mi sta davanti. E vorrei uscire facendo il giusto rumore, senza esagerare nelle celebrazioni. I 40 anni in campo e il prossimo Mondiale sono i miei ultimi obiettivi da giocatore”. Parole importanti per Donnarumma: Buffon ha individuato il suo erede? “Sta facendo cose grandiose anche solo per il fatto che non si è impaurito o impressionato nel fronteggiare uno stadio come San Siro: la maglia del Milan pesa, eccome. Oltre a personalità e serenità, ha importanti doti tecniche e fisiche: è reattivo, plastico. Ma la cosa che mi piace di più è che stiamo parlando di un ragazzo per bene, molto posato, cose fondamentali per fare carriera. Sì, ha una bella presenza, ha la faccia giusta. E dico bravi anche ai media: lo state aiutando a crescere gradualmente, senza troppe e inutili pressioni. Vedo giudizi intelligenti, misurati, è così che si fa con i giovanissimi”.

 

Il k.o. col Sassuolo è, paradossalmente, il miglior risultato della Juventus di questa stagione. Da lì Buffon ha preteso la svolta: “Secondo me era l’ultima occasione per rimetterci in carreggiata. Si rischiava di finire risucchiati definitivamente nell’oblio. Io ho pochissimi anni davanti a me, quindi non ho voglia di sprecare tempo e di vivere periodi cupi, senza obiettivi. Sfuriata? E’ stata fondamentale la risposta di tutto lo spogliatoio, da chi era appena arrivato a chi vive Vinovo da tanti anni. E penso che anche il mister abbia avuto un ruolo decisivo: ha saputo toccare i tasti giusti per portarci a rendere al meglio. Secondo me lo 0-0 di Milano è stato erroneamente interpretato come un buon risultato per l’Inter e per chi ci stava davanti. In realtà, se quel giorno avessimo perso sarebbe stata la pietra tombale dal punto di vista psicologico. I nerazzurri potevano schiacciarci, non l’hanno fatto. Fu una buona Juventus e mi resi conto che con la testa giusta e ogni cosa al proprio posto saremmo ancora stati un osso duro per tutti. Nessuno ha avuto la forza di chiudere subito i conti con noi, nessuno ha saputo allungare come la Juve degli anni scorsi. Credo che in caso di scudetto bianconero saranno in molti a doversi mangiare le mani. Detto questo, la strada è lunga e i giochi restano aperti. Napoli e Inter? Sono sullo stesso livello, a maggior ragione in un campionato tanto equilibrato, con la testa della classifica che cambia quasi ogni domenica”.

 

Su Paulo Dybala e il Bayern: “E’ l’ossessione di mio padre , era più felice lui di me dopo l’affare con il Palermo. Credo che Paulo abbia tutto del campionissimo: testa, umiltà, attenzione ai dettagli, carattere, fame e tecnica. Ha le carte in regola per entrare fra i grandissimi del calcio mondiale. Bayern? Un turno nel quale si hanno poche possibilità, questa è la verità. Serviranno rabbia, cinismo, grande volontà e un briciolo di fortuna per ribaltare il pronostico”. Capitolo Nazionale: “Abbiamo una squadra con belle idee di gioco, un carattere forte e ci sono alcuni giocatori che se presi nel momento giusto possono incidere tanto. Ad esempio Verratti, e poi Pirlo…Nell’eventualità che la Juventus giochi la finale di Coppa Italia salteremmo le vacanze: pazienza. Andremo in Nazionale contenti e motivati”. Pallone d’oro: “Rispondo senza ipocrisie: davvero non me ne è fregato nulla. Ci sarei magari rimasto male se avessi potuto competere per la vittoria, ma arrivare ventesimo o quarantesimo… Anzi, alla fine ho avuto più pubblicità così”.

Redazione

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