In una lunga intervista concessa a La Repubblica, Gianluigi Buffon ha spiegato come ha vissuto il suo primo anno senza indossare i guanti e scendere in campo: “L’ho vissuto bene, era come me lo
immaginavo. I vuoti che incontri dopo che per trent’anni hai avuto una vita scadenzata devi cercare di riempirli in modo più proficuo possibile. Ma la verità è che la proiezione deve essere sempre positiva, su presente e futuro. Futuro diciamo da direttore sportivo? Dirigente? Metto il punto di domanda, ancora. Ma comunque all’altezza della situazione nelle cose che mi piacciono. Di sicuro voglio essere operativo, non mi piace essere passivo”.
Buffon poi ha raccontato i momenti in cui ha vissuto da vicino la vicenda “caso scommesse” di Zaniolo e Tonali: “Ho sdrammatizzato. Se hai sempre rispettato le regole certe cose ti offendono nel profondo. E già il fatto che uno si offenda è importante: ti rassicura di essere vivo e di avere ancora dei valori”.
Passando alla sua carriera da calciatore poi, Gigi ha rivelato quali siano state le sue sliding doors: “Nel 2001, dal Parma, avevo quasi fatto con la Roma. Era questione di dettagli. Poi anche col Barcellona. Alla fine però sono andato alla Juve. Poi nel 2005 c’è stata una grandissima società straniera che mi voleva, ma non l’ho presa in considerazione. Nel 2011 stavo di nuovo andando alla Roma: mi chiamò Montali, mi piaceva e con la Juve s’era rotto qualcosa. Poi però arrivò Conte e impose la mia presenza. Quando dal Psg sono tornato alla Juve stavo per andare al Porto. Avevo già visto i voli, la città. E altre due volte sono stato vicinissimo all’Atalanta. La seconda avevo deciso. Ma alla Juve mi conoscono come le loro tasche. Fecero una riunione: c’eravamo io, Paratici, Pirlo. Che mi disse: Gigi, cavolo, è il primo anno che alleno, sono venuto sapendo che c’eri tu… Cosa potevo rispondergli?”.
In conclusione, Buffon ha parlato della Nazionale: “I ragazzi li avevo sottovalutati. Hanno uno spessore umano incredibile e non lo avrei detto. E anche dal punto di vista tecnico sono più bravi di quanto si pensi fuori: siamo un’ottima squadra. Dire oggi che vinceremo con certezza sarebbe ridicolo. Ma avremo cuore e logica. Spalletti ha un carattere molto forte, carismatico, a modo suo. Il leader della squadra. È difficile andare in contrapposizione con lui. Poi lo conosci e cogli aspetti umani che ti fanno capire la sofisticatezza dei suoi ragionamenti e quindi delle decisioni che prende. Chiunque lo abbia avuto, dice che è eccezionale. C’è qualcosa di speciale in lui”.
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