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La crudele puntualità del destino di Buffon in Champions League

Era Buffon a sapere già come sarebbe andata, come in una premonizione, e quindi lui a dire meglio concedermi una seconda occasione, sai com’è…? O è stato il Dio del Calcio, beffardo e crudele, che dopo essersi sintonizzato sullo Sky Sport dei cieli e appreso del suo imminente rinnovo con il PSG, ha deciso che oltre al contratto, Buffon nell’assurda serata del Parco dei Principi avrebbe prolungato anche la sua agonia in Champions League? Che voi crediate al destino o alle coincidenze, all’esistenza di un disegno o al caso, difficilmente resterete indifferenti alla tema e allo svolgimento della traccia Paris Saint Germain-Manchester United uno a tre.

Buffon dopo l’errore che ha propiziato il 2-1 United

Perché ad un certo punto vi siete ritrovati davanti alla tv o con un tablet in mano, e avrete avuto l’impressione di assistere ad un film già visto, di leggere un libro di cui conoscevate già il finale. E di provare empatia per il protagonista, che ancora una volta andava incontro ad una condanna sotto forma di calcio di rigore nei minuti di recupero. Il perfido Dio del calcio, se esiste, sembrava avergli messo davanti la possibilità della redenzione. Già, la memoria torna allo stadio Santiago Bernabeu – ieri teatro di un’altra tragedia greca, ehm castigliana – poco meno di un anno fa. Quel rigore concesso da Michael Oliver in Real Madrid-Juventus uno a tre – sì, sempre lo stesso punteggio – quella espulsione che impedisce a Buffon di provare a neutralizzare il missile di Cristiano Ronaldo, quel dopo partita rimasto impresso per dichiarazioni, rabbia, espressioni che andarono oltre. Allora non c’era il Var – chissà come sarebbe andata? – stavolta sì – chissà come andrà? Va che il Var, italiano, vede un rigore per il Manchester United sul punteggio di 2-1 per i Red Devils (dopo lo 0-2 dell’andata è una decisione da dentro o fuori).

La furia dopo il rigore assegnato da Oliver negli istanti finali di Real Madrid-Juventus, aprile 2018

Stavolta Buffon è ancora lì, tra quei pali che nonostante quest’altra coltellata scommettiamo non maledirà mai. Maledirà la sorte, la sfortuna. O forse se stesso? Per quella papera che ha permesso il nuovo vantaggio di Lukaku, o per aver proseguito, per non aver lasciato andar via questo sortilegio che è la Champions League. Non volle dargliela vinta dopo quella notte del Bernabeu ed è tornato a sfidarla; ha perso ancora, perché il rigore di Rashford non lo ha preso. Lo sceneggiatore di questi ottavi di finale di Champions League fin qui folli consegna il tema, gli vanno riconosciuti il coraggio e la fantasia. Gigi probabilmente continuerà a giocare, perché in fondo lui ci spera ancora, che un giorno non troppo lontano si troverà dalla parte giusta della storia senza una condanna sotto forma di rigore da scontare. E senti allora, se pure ti ripetono che puoi fermarti a mezza via o in alto mare, che non c’è sosta per noi, ma strada, ancora strada, e che il cammino è sempre da ricominciare*. Chissà se avrà fatto suo questo insegnamento di un poeta monumentale.

*Tratta da: A Galla, Eugenio Montale

Marco Bonomo

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