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Todo Bueno, il madridista in Kings League: “Dai campi di quartiere al Real: vi racconto tutto”

Non ha mai giocato in un vivaio professionistico. Si divertiva solo al campetto del quartiere con gli amici. Eppure, il Real Madrid rimane folgorato da un ragazzino allora tredicenne, Alberto Bueno. “Quando entri senti che sei nel posto giusto per migliorare”, ha raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Attaccante classe ’88, con il Castilla consegna gol a palate. Bernd Schuster lo nota e se lo porta in prima squadra. Dalla Champions da adolescente alla Kings League da trentenne.

Bueno: “Raúl era uno specchio dove guardarmi”

Il debutto con i Blancos in UCL è magico. “Ho lavorato per anni per arrivare fino in Champions”, entra al posto di Saviola con il Real in vantaggio sul Bate Borisov. “Quando ti chiama la prima squadra sai che sei sempre più vicino all’obiettivo. È stato un sogno, ogni giorno che passavo con quei campioni miglioravo. Ma il ricordo più bello rimane “sicuramente l’esordio al Bernabeu in Copa del Rey. Sono sempre stato un tipo sereno, però quel giorno è stato strano, ero nervoso.

 

Tutte grandi stelle in quel Real Madrid, ma sempre disposti ad aiutare i giovani. Raúl era uno specchio dove guardarmi. Anche lui era un canterano come me. Van Nistelrooy era molto vicino a noi giovani: ci spiegava e ci dava consigli. Cannavaro anche ci aiutava parecchio insieme a Diarra.

Kings League, Bueno ritrova Piqué

Era tra i migliori talenti della Spagna, inevitabile non vederlo in ogni nazionale giovanile. “È stato il massimo. Eravamo tutti i migliori delle grandi squadre per difendere il nostro Paese. Avevamo una grande generazione, con Piqué, Mata ecc”. Lo stesso Piqué che poi ha ritrovato nella Kings League. E a chiamarlo è stata una sua vecchia conoscenza. “Iker (Casillas, ndr) mi ha convinto a partecipare”. Che tra l’altro ora è anche il suo presidente nell’1K.

 

Sta facendo un torneo meraviglioso: 9 gol, 7 assist e 2 volte MVP. Ma qual è la forza di questo campionato? “Ogni persona che lo forma. Sicuramente Piqué in primis, ha tanta forza e il suo lavoro è grandissimo. Poi i vari presidenti, noi professionisti o ex alziamo il livello e aiutiamo a dare visibilità. Mentre i giocatori nuovi hanno tanta forza di volontà e il loro livello è super”. E a chi dice che nella Kings League il calcio è secondario. Sicuramente è un format di intrattenimento. Ma c’è tanto calcio in fusione con lo spettacolo.

I rumor sul suo arrivo in Italia e il nuovo cammino

E il suo percorso poteva fermarsi anche in Italia. “La Serie A è bellissima e le più grandi squadre erano lì. In tutta la mia carriera ci sono stati rumor che dovessi venire, ma non si è mai concretizzato niente. E infatti dopo il Real, vola al Derby County. “Avevo parecchi dubbi se andare in Inghilterra o no. Non sapevo quello che poteva succedermi. Però mi è piaciuto molto, soprattutto l’educazione dei tifosi e l’ambiente. È stato bello uscire dalla comfort zone”.

Il Regno Unito, il ritorno in Spagna e poi quel maledetto infortunio al Porto. “Quel problema al ginocchio mi ha cambiato parecchio i piani, Non mi ha aiutato e da lì ho dovuto ritrovare il mio cammino. E l’ha fatto con i suoi ex compagni e con la Kings League.

Filippo Rocchi

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