Continua o no? Il rebus dell’estate in casa Bari aveva fatto rima con Franco Brienza. Il fantasista nato a Cantù, ma ischitano per adozione, aveva risposto a modo suo: con i fatti. Presentandosi in ritiro, a 38 anni e 4 mesi, con la voglia di scacciare le ombre di quell’infortunio che gli aveva fatto chiudere anzitempo la stagione 2016/2017 e di riportare i biancorossi ai piani alti. “Sono ripartito con la stessa passione e la voglia di sempre, l’infortunio ormai è alle spalle -assicura- non volevo lasciare un discorso interrotto a metà. Avevo fame, voglia e ho deciso di andare avanti con il Bari”. I fatti prima delle parole, uno stile di vita, anche quando si guarda all’orizzonte: “Penso a come il fisico e la testa rispondono giorno per giorno, più che al futuro guardo al presente“. L’anno scorso era stato definito il Totti del Bari: “Arrivare ai 40 anni con questa maglia? Mi piacerebbe, è un pensiero che ho: poi vediamo cosa ci riserverà questa stagione”.
Chioccia nello spogliatoio, leader tecnico in campo: lo ha confermato anche nei 30 minuti giocati contro la Cremonese, coincisi anche con il gol-vittoria di Improta: “Siamo felici, è una vittoria importante perchè non venivamo da un buon periodo quanto a risultati, anche se il gioco non era mai mancato. Per fortuna abbiamo anche un Improta in gran forma. La Ternana? Sabato sarà complicato, come tutte le partite in serie B: se però noi procediamo su questa strada. L’anno scorso gli ho fatto gol? Speriamo di replicare”. Autocritica come parola d’ordine per migliorarsi e andare oltre i propri limiti: “La condizione fisica? Sono al 60-70%, ma rispetto alla fase del ritiro mi sento molto meglio”.
Dall’alto dei 20 anni trascorsi sui campi di calcio, Brienza promuove il Bari: “La squadra se la può giocare con tutti, se continuiamo a giocare un calcio così propositivo non potranno che aumentare i risultati positivi”. Trequartista nel 3-5-1-1, esterno e all’occorrenza regista nel 4-3-3: tante versioni per un solo Brienza in questo avvio di stagione, dove lo allena quel Fabio Grosso incrociato a Perugia e Palermo. “Dietro le punte sono nella mia posizione naturale, ma ormai il ruolo del fantasista nel calcio moderno non esiste più -l’ammissione del numero 10 del Bari- occorre ritagliarsi spazi diversi“. Qualità immutata, anche se il minutaggio è ridotto: “L’impiego part-time? Non ci ero abituato, non lo nascondo. Ma mi alleno tutti i giorni per giocare, come fanno i miei compagni: poi c’è un allenatore che giustamente prende decisioni per il bene di tutti. La competizione fa parte del gioco”. Anche a 38 anni suonati, la fame di calcio è quella di un ragazzino. Parola di Franco Brienza.
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