Concentrazione e aggressività. Un fil rouge collega il Brescia con il suo allenatore. Perché in questo avvio di campionato quella è la netta impressione. L’impressione di una squadra che è rappresentazione fedele della sua guida, Daniele Gastaldello. Nonostante si sia solo all’inizio di questa stagione. E, soprattutto, nonostante l’estate movimentata che ha coinvolto il Brescia, in bilico tra la B e la C fino a alla fine di agosto. Situazioni di incertezza che complicano quella che è la programmazione nel mercato e in campo. Difficoltà che, però, non sembrano aver intaccato la fiducia e il lavoro del Brescia. Dopo tre partite i lombardi sono a 8 punti, grazie alle due vittorie contro il Cosenza e il Lecco e i due pareggi contro il Venezia e lo Spezia. Zero sconfitte e zero gol subiti. Unica squadra tra i campionati delle prime due serie dei cinque principali paesi europei ad avere ancora la porta inviolata. E ora, dopo la squalifica, al Rigamonti torneranno anche i tifosi. Il Brescia è ripartito a immagine del suo allenatore.
“Siamo retrocessi, ma nell’ultimo periodo la squadra andava bene e proponeva un bel calcio, ci credeva ed è retrocessa solo per un gol al 92’, un episodio. Siamo stati bravi a ripartire proprio da quella mentalità”, dichiarò l’allenatore in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Già, ripartire. In questo concetto nasce e si fonda il nuovo vecchio Brescia di Gastaldello. Perché quando vivi la profonda delusione di una retrocessione prima e per mesi l’incertezza di una possibile riammissione, la testa diventa fondamentale. Ed è stata quella a fare la differenza. I giocatori rimasti, per il legame con la piazza e la voglia di rivalsa. I nuovi arrivati, “funzionali e soprattutto con fame e voglia di mettersi in mostra. Vedi Borrelli: ha grande voglia, fisico e tecnica. O Paghera, che ha una carica devastante. O Moncini e tutti gli altri“. E a dimostrarlo c’è il campo, ci sono le prestazioni. Aggressività massima, fame e concentrazione, a fare la differenza è l’atteggiamento. Sempre in partita, come con il suo allenatore.
Questo Brescia lo si può raccontare con alcune immagini. Si può partire dalla panchina e da Gastaldello. Un allenatore in piedi per 90’, che sente “sulla sua pelle” ogni singolo istante della partita. Guida costante nel dare indicazioni ai suoi giocatori, fonte di adrenalina nello spronare continuamente i suoi ragazzi. Un’altra immagine è quello zero. Lo zero dello sconfitte e, soprattutto, dei gol subiti. La difesa imbattuta è forse il simbolo più nitido dell’essenza di questa squadra. Un risultato frutto dello stare in campo di tutti gli undici uomini. Un risultato unico in Europa.
E, infine, l’atteggiamento. Dai difensori… agli attaccanti. Ne è esempio Flavio Bianchi: “Quando vedo un mio attaccante che al 90’ rincorre gli avversari significa che la mentalità è cambiata. Lui ha fatto questa scelta. In ritiro era il giocatore che arrivava sulle ginocchia alla fine della partita. Ora quelle ripetute se le ritrova in campo”. Questione di mentalità. La mentalità di Gastaldello. Nel segno di Sinisa Mihajlovic, l’allenatore che più gli insegnato “dal punto di vista umano. Mi ha insegnato tanto, magari non mi faceva giocare ma era sempre diretto e leale”.
A cura di Nicolò Franceschin
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