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Il Brescia vara il “Diego Lopez ter”: obiettivo il ritorno in A

È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Avrà pensato a questo, Diego Lopez, quando è stato richiamato dal presidente Cellino per allenare il Brescia: ci è abituato, a subentrare in corsa, e quando il dovere chiama, il 47enne di Montevideo sa farsi trovare pronto.

 

 

Il Brescia ieri sera ha esonerato Filippo Inzaghi, e ha scelto Lopez, che era già sotto contratto, come sostituto. L’uruguayano erediterà una squadra terza in classifica in Serie B, a due punti dal primo posto e uno dalla promozione diretta. 

Un rapporto cementato negli anni

Il suo rapporto con il presidente Cellino è quello cementato da anni e anni di conoscenza reciproca, favorita dalle 12 stagioni a Cagliari da giocatore dell’uruguayano, da sommare alle due esperienze sulla panchina rossoblù. Poi c’è (già) stata Brescia, anche qui in due riprese. Prima i mesi finali della stagione 19-20, quella della pandemia, terminata con la retrocessione dalla Serie A; e poi i primi della stagione 20-21, dopo l’esonero di Gigi Delneri dopo appena due match di campionato. Al termine della prima delle due parentesi, Cellino ringraziò Lopez per il sostegno, “l’amicizia e il senso di apprtenenza. È stato l’unico a starmi vicino in questi mesi“: parole di stima e affetto, quello che un padre prova per un figlio

 

I possibili cambiamenti

Le Rondinelle vengono dal pareggio per 0-0 del San Vito-Marulla contro il Cosenza, che era stato preceduto da un altro pareggio, questa volta per 1-1, contro la Ternana. Inzaghi aveva conseguito il record di vittorie esterne consecutive nella storia della Serie B (8): Lopez prende il timone di una squadra che viaggia a gonfie vele. 

Il terzo esordio di Lopez avverrà contro l’Alessandria questa domenica. Ma come giocherà il nuovo Brescia? Uno sguardo alle formazioni scelte da Lopez nei suoi due precedenti esordi su questa panchina possono consentire di formulare delle ipotesi. Il primo Brescia di Diego Lopez, che pareggiò al Rigamonti contro l’Udinese, schierava Joronen tra i pali, una difesa a 4 con Sabelli, Cistana, Chancellor, e Martella; a centrocampo Bisoli, Tonali, Dessena; Spalek sulla trequarti; in attacco Florian Ayé e Mario Balotelli.

Qualche variazione nella squadra che batté il Lecce dell’ex Corini per 3-0, in una serata che fece sognare in grande i tifosi, speranzosi in una immediata risalita in A, a ottobre 2020: Papetti-Mangraviti la coppia centrale, Van de Looi e Ndoj a centrocampo, Donnarumma davanti. 

 

 

Oggi gran parte di quella squadra non esiste più, ma sono rimasti alcuni pilastri. A partire da Andrea Cistana, baluardo della difesa, e arrivando fino ad Ayé, che ha avuto una prima parte di stagione complicata, soprattutto per via di alcuni infortuni, fino alla doppietta di Reggio Calabria, che sembra poter essere stata la svolta, per un attaccante che nella scorsa annata era stato in grado di mettere a segno 17 reti complessive. Chissà che il ritorno di Lopez non possa coincidere con una nuova primavera per Nikolas Spalek: lo slovacco è rimasto escluso dalle ultime convocazioni dopo un mercato di gennaio che avrebbe potuto portarlo altrove. Lopez ci ha sempre puntato, facendolo giocare sulla trequarti. È verosimile che Lopez decida di affidarsi al 4-3-1-2, modulo che ha sempre preferito a Brescia, e che sarebbe una variazione sul tema rispetto al 4-4-2 inzaghiano. Cellino ha affidato a Lopez una nuova, stimolante missione: spetta a lui non deluderlo e riportare in A il Brescia, come da obiettivi presidenziali, dopo l’eliminazione al primo turno del playoff arrivata l’anno scorso contro il Cittadella, con Clotet in panchina. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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