Una grande squadra con grandi individualità. Troppe, probabilmente, per riuscire a metterle d’accordo e a schierarle in campo ottenendo i risultati sperati. Il Brasile di Tite ha deluso nel Mondiale in Russia, in una competizione in cui i verdeoro partivano tra i favoriti, forti com’erano – e come sono – di campioni del calibro di Neymar, Coutinho, Gabriel Jesus, Alisson e chi più ne ha più ne metta. Adesso, è tempo di ripartire. Aria nuova, innovazione. Cambiamento: a partire dalle basi e dalle fondamenta. Il ct Tite l’ha capito ed ha deciso di tornare sui suoi passi.
Da tempo, infatti, Tite aveva stabilito che la nazionale verdeoro non avrebbe avuto un capitano, e che la fascia sarebbe “girata” e toccata a qualcuno di nuovo ogni volta, partita dopo partita. Capitano, dunque, erano tutti e nessuno: lo spogliatoio, in questo modo, era privo di un vero e proprio punto di riferimento. A qualche mese di distanza, allora, ecco il tanto atteso cambio di rotta, dopo le critiche piovute sulla federazione brasiliana per una scelta che, durante i mondiali, aveva diviso i tifosi della Seleçao.
“Neymar è il capitano (fisso) di questa squadra”, ha dichiarato Tite in conferenza stampa. Numero 10 e fascia al braccio, tutte le responsabilità sulle sue spalle. L’attaccante del PSG, adesso, dovrà trascinare i suoi verso obiettivi importanti, farsi leader di un gruppo che vuole diventare grande, proprio come lui: il tempo di Neymar è… adesso.
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