Le lacrime di Neymar, l’addio di Tite, le prese in giro per la “Hexa” mancata e la “maledizione” del gatto di Vinicius. Quando il Brasile viene eliminato da un Mondiale, lo shock è globale, e le conseguenze si fanno sentire per settimane, spesso per mesi. Accadde dopo il Maracanazo nel 1950, quando le implicazioni furono sociali e politiche, successe nel 2014 dopo il Mineiraco, per le proporzioni della sconfitta con la Germania. Succede oggi, per la presa di coscienza collettiva della necessità di un cambiamento radicale.
D’altronde, se dal 2006 in avanti il Brasile ha sempre perso gli scontri a eliminazione diretta contro nazionali europee, un motivo ci sarà. Il “futebol” della Verdeoro non regge più il confronto con l’organizzazione della Germania, della Spagna, della Francia, persino della Croazia. Come prova, basta guardare all’atteggiamento della squadra dopo il gol di Neymar, con marcature e movimenti piuttosto pigri.
Sulla nazionale verdeoro sono piovute critiche strumentali, come quella sui balletti di Tite e Richarlison. Ma il cambiamento è necessario, ormai lo sanno tutti. Sui social e sui media è già partita la caccia al sostituto di Tite: c’è chi avanza nomi suggestivi, come quelli di Guardiola e Mourinho, e chi avanza candidature di allenatori che hanno fatto bene nel Brasileirao, come Mano Menezes (che ha già fatto il ct), Abel Ferreira, Renato Portaluppi o Fernando Diniz. Proprio su quest’ultimo si è espresso qualche giorno fa Ronaldo Nazario, che è stato prodigo di elogi: “La sua Fluminense gioca molto bene, lui è un ragazzo molto bravo, crea spettacolo“.
I prossimi mesi saranno quelli delle scelte. C’è la Copa America del 2024, ci sono le qualificazioni ai Mondiali del 2026: il tempo per le rivoluzioni non manca. Certamente il Brasile dovrà ripartire, come sempre, dai suoi giovani talenti. Se in difesa Marquinhos, Thiago Silva, Danilo e Alex Sandro sono destinati al tramonto, come d’altronde anche Dani Alves, il futuro è di Bremer e soprattutto di Kaiky, classe 2004 cresciuto nel Santos e ora all’Almeria, e anche di Renan, 2002 del Palmeiras. A centrocampo promette bene Gabriel Menino, 2000 del Palmeiras, fermo restando che giocatori come Paquetà e Bruno Guimaraes hanno l’età e la qualità per portare avanti l’eredità di Casemiro. In attacco, al fianco di Rodrygo, Antony, Vincius e Martinelli, si preparano Brenner del Cincinnati, Kayky, scuola Fluminense di proprietà del Manchester City e soprattutto colui che viene considerato uno dei massimi talenti del calcio mondiale: Endrick, classe 2006 del Palmeiras con un futuro in Europa.
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