Undici metri per festeggiare il primo gol in carriera in Serie B, un dito verso il cielo per destinare un pensiero a chi non c’è più e ha rappresentato una guida preziosa. Istantanee del pomeriggio di Ruben Botta, l’ancora a cui si è affidato il Bari per evitare di affondare a Como. Il numero 10 argentino, inserito da Mignani all’intervallo con la squadra sotto di un gol, ha realizzato su rigore il gol del pareggio al minuto 89, coronamento di un secondo tempo da faro di un Bari incappato in una giornata opaca.
Il primo gol in campionato (Botta aveva già segnato in Coppa Italia, avviando le danze nel 3-0 al Padova del 31 luglio) vale un punto, permette al Bari di totalizzare il quarto pareggio di fila e soprattutto coincide con una dedica speciale. Quella a Pepe, nonno che a Ruben ha tramesso l’amore per il calcio, scomparso in settimana. Il 32enne argentino lo ha ricordato prima indicando il cielo, poi postando su Instagram due scatti: la sua esultanza e una foto da ragazzino con suo nonno.
Il commento? Una serie di cuori, simbolo di un legame tanto profondo quanto prezioso. Escluso dall’11 di partenza dall’allenatore per la seconda volta di fila (“Tante volte lui era stato schierato dal primo minuto e poi è stato sostituito, ho scelto Salcedo perché nell’ultima partita aveva segnato e meritava continuità e fiducia” dirà Mignani a fine partita) l’ex Inter e Chievo ha preso il posto proprio di Salcedo all’intervallo e ha convertito il dolore accumulato in settimane in qualità e agonismo: tunnel, aperture, imbucate per gli attaccanti e quel rigore pesante, trasformato con freddezza e classe.
“Quando Botta ha questa verve può fare anche il centrocampista” ha aggiunto Mignani, che lo allena da 16 mesi, al fischio finale. Indicazioni per il futuro? Possibile, anche se quel “10” sulle spalle sintetizza orizzonti e limiti di Botta. Qualità cristallina abbinata a una discontinuità che lo aveva portato fuori dall’elenco dei titolari dopo le prime due giornate di campionato. Riproposto a fine ottobre dal 1’ contro la Ternana, aveva incantato, salvo deludere otto giorni dopo a Benevento. Esito? Due panchine di fila, con reazioni da subentrante di lusso prima contro il Südtirol e poi a Como. Domenica arriva il Pisa, stessi colori nerazzurri di quell’Inter accarezzata ai primi passi in Italia. Quando il “diez” sognava di diventare grande, inseguendo il sogno di nonno Pepe. Per questo il primo gol in B non poteva che essere per lui.
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