Dito puntato verso la panchina, corsa lenta a godersi il momento e sorriso di quelli che parlano da soli e sembrano dire “eh si, avevi ragione tu”: semplici gesti, a raccontare di un momento, e soprattutto di un rapporto speciale.
Quello tra Federico Bonazzoli e Fabio Quagliarella. Futuro, passato e presente blucerchiato tutti racchiusi in un lungo abbraccio: quello tra il numero nove della Sampdoria e il suo maestro, a festeggiare il primo dei due gol di ieri sera del classe ‘97.
Stella più luminosa nella notte di Marassi: uno-due tra fine primo tempo e inizio ripresa e magic moment che continua per l’attaccante, che dopo la rovesciata di Udine, contro il Cagliari per mettere la firma sulla prima doppietta in Serie A ha scelto di fare un’altra volta il Quagliarella. “Pensavo che una serata come quella di Udine non potesse capitarmi e invece… Punti fondamentali e in più la mia prima doppietta. – le parole di Federico al media ufficiale del club blucerchiato – Se la rovesciata non la scorderò mai, neppure questa la dimenticherò”.
Attimi destinati a rimanere impressi nella mente, come il gesto tecnico che ha portato al secondo gol che ha chiuso in anticipo la partita: assist di Kuba Jankto dalla sinistra, Bonazzoli in volo spinge di esterno il pallone alle spalle di Cragno. “Era l’unico modo che avevo per andare a prendere il pallone”. Unico per chi però quelle giocate le ha dentro, se poi in settimana si ha anche un maestro di gol impossibili a dispensare consigli e correggere gli errori ecco che allora diventa tutto più ‘facile’.
E Federico come esempio da seguire, e al quale rubare i segreti ogni giorno sul prato di Bogliasco, non poteva avere di meglio: soltanto incrociato nel gennaio del 2016 – quando Federico dalla Sampdoria si trasferisce in prestito al Lanciano mentre Fabio fa ritorno a Genova a dieci anni di distanza dalla prima volta – dall’inizio della scorsa estate i due attaccanti si trovano a dividere lo stesso spogliatoio, con il compito di trascinare la Sampdoria di Di Francesco prima e Ranieri poi fuori dalla zona calda della classifica a suon di gol.
Ordinaria amministrazione per il miglior marcatore della stagione 2018/19, non per un ragazzo di ventidue anni con l’etichetta del predestinato addosso – e un passato da protagonista nelle giovanili dell’Inter – e le tante pressioni che, come dalle stesse parole di Federico, quando sei giovane fai più fatica a reggere. Fondamentale sotto questo punto di vista, il lavoro fatto sulla testa prima ancora che sulle gambe tra le mura del centro sportivo di Bogliasco: Ranieri a guidarlo da una parte, dall’altra Fabio a fargli da chioccia e a svelargli i segreti del mestiere. Giorno dopo giorno.
Riavvolgendo il nastro oggi, genesi di un rapporto speciale, spiegazione di quell’indice puntato e di quel lungo abbraccio cercato del numero nove al suo capitano: “L’esultanza? Sono andato da Quagliarella perché mi dà sempre tanti consigli e mi dà una mano. Giocare con lui è un onore, è un campione dentro e fuori dal campo: è una persona straordinaria e cerca sempre di indicare la strada giusta a noi giovani, è davvero un idolo”.
Fin dai tempo di Federico bambino. Quando lui nasceva un giovanissimo Fabio provava già le prime giocate nel settore giovanile del Torino, a distanza di ventitré anni ora sono sullo stesso campo a provarle assieme. “Il gol in rovesciata alla Quagliarella? È merito suo e gli faccio i complimenti. Quello che gli dico sempre è di fare il centravanti e non girare troppo lontano dall'area di rigore. Se facesse il trequartista avrebbe ragione lui, ma siccome ha il numero 9 sulla maglia deve stare dentro l'area. E infatti ha fatto gol, bene così".
Eh si, aveva ragione Fabio. Guardare per credere, rovesciata di Udine e magia al volo contro il Cagliari per la prima doppietta in Serie A di Federico. Festeggiata con un lungo abbraccio, a raccontare di un’intesa speciale.
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