Interviste e Storie

Bonavita, da Chivu e Totti allo Standard Liegi: “La mia rinascita, nel nome di mio fratello”

Simone Bonavita col suo agente Paolo Schiavone della SCM Sport Agency

Ben prima dei suoi 21 anni, Simone Bonavita aveva già capito cosa significhi diventare grandi.

Accettare una perdita, convivere col vuoto; giocare tra i professionisti, imparare dai campioni, e poi ripartire dai dilettanti; vivere lontano da casa, aiutare la famiglia senza rinunciare al proprio sogno. Oggi per Simone comincia una nuova tappa: la prima all’estero, allo Standard Liegi.

Dopo Inter, Sampdoria, Napoli e la gavetta in Serie D, il centrocampista classe 2004 riparte dal Belgio. “Può essere la mia rinascita“, ci racconta.

Da Chivu agli allenamenti con il Napoli del terzo scudetto, i ricordi si mischiano alle speranze. Con un pensiero per chi non c’è più ma, in fondo, ci sarà sempre.

Un italiano in Belgio: Simone Bonavita si racconta dopo la firma con lo Standard Liegi

L’ultima esperienza di Simone era stata nella Serie D siciliana, all’Igea Virtus: “Erano arrivate altre offerte dalla stessa categoria, ma poi si è presentata l’opportunità in Belgio. Verrò inizialmente aggregato all’Under 23, che gioca il campionato di Serie C, quindi per me sarà comunque un passo in avanti; e poi potrebbe aprirsi la possibilità della Jupiler League, perché qui si fanno meno problemi a lanciare i giovani. Sono treni che passano una volta sola, e volevo riaffacciarmi al professionismo“.

Bonavita ha svolto il precampionato con lo Standard, in questi giorni la firma e l’ufficialità. Ad accompagnarlo, il suo agente Paolo Schiavone, che con la SCM Sport Agency è stato al suo fianco anche nelle difficoltà e ora è stato fondamentale in questo nuovo step della carriera. Step in cui Simone punta a mettere a frutto gli insegnamenti appresi nei club in cui ha “studiato” dai grandi. In primis l’Inter: “Una scuola di vita, ancor prima che calcistica. Se sono quello di oggi è anche merito dell’Inter. Ci sono arrivato dopo i primi passi alla Cosov di Villasanta (in Brianza, ndr), dove hanno cominciato anche Pirola e Zappa. In Under 19 sono stato allenato da Chivu, è stato proprio lui a spingere perché io non andassi via. Ha una storia che non è per niente facile e con noi calciatori si apriva spesso proprio per trasmetterci qualcosa. È un bravo allenatore ma è ancora più forte come motivatore: ti fa amare il calcio e ti fa capire come questo sport possa anche salvare delle vite“. 

Dell’attuale allenatore dell’Inter, Bonavita ha un ricordo in particolare: “Ci confrontavamo spesso: avendo fatto molti anni all’Inter, lui si fidava della mia parola. Nei primi mesi si confidava spesso con me, mi chiedeva pareri generali, come stessi e come andasse lo spogliatoio, come vedessi la squadra e se vedessi un gruppo unito. Me lo chiedeva perché la stagione non stava andando alla grande, tra pareggi e sconfitte, la difficoltà a fare gol e la facilità con cui li subivamo. Dall’alto della sua esperienza comunque diceva di non smontare il gruppo, che c’erano le qualità e si potevano fare passi avanti. A fine allenamento si fermava a chiacchierare con me. E ricordo quando raccontava di sé davanti a tutti, sono momenti difficili da dimenticare“.

Durante il periodo all’Inter, Simone Bonavita è stato il primo assistito dell’agenzia aperta da Francesco Totti e Vincent Candela, la CT10 Management. “Credo di essere stato invidiato da tutto il mondo in quel momento. Stavo facendo un torneo all’Aspire Academy di Doha, in Qatar, nel 2020, poco prima del COVID. Mi ha visto un collaboratore di Totti che in seguito ha parlato con mio papà. Lui non mi diceva niente perché io non ero a casa; poi quando sono tornato mi ha detto: ‘C’è Francesco Totti che ti vuole parlare in videochiamata‘. Tutto è iniziato così perché non c’era modo di spostarsi. Quando hanno allentato le misure l’ho conosciuto di persona all’EUR. È una persona squisita, piena di simpatia. Per me si è messo a completa disposizione, ancora oggi gli faccio gli auguri di compleanno e lui mi risponde sempre. È stata una forte emozione: stringergli la mano, passarci del tempo“.

Simone Bonavita firma il contratto con lo Standard Liegi. Con lui Paolo Schiavone della SCM Sport Agency

L’esperienza alla Sampdoria e le difficoltà di Napoli

In mezzo all’esperienza nerazzurra, Bonavita trascorre 6 mesi alla Sampdoria: “Ho avuto la fortuna di avere due grandi allenatori come Tufano e Giampaolo e due ottimi staff, di primavera e prima squadra. Quando sono arrivato io è arrivato anche Giampaolo in prima squadra, ed è stato lui esplicitamente a fare richiesta di vedermi più di una volta con loro“.

Dopo l’Inter, ecco il Napoli. La squadra del cuore, per Simone e per la sua famiglia. È l’anno del terzo scudetto per gli azzurri. “Sono stato felice di aiutare quella squadra anche con un semplice allenamento. Ogni tanto sento ancora Di Lorenzo e ho sempre il piacere di ricevere una sua risposta. Mi hanno colpito l’umiltà e la qualità di Raspadori, con cui spesso mi fermavo per i palleggi, e la capacità di Zielinski di nascondere il pallone. A Napoli penso di non essere cresciuto tanto come giocatore quanto come uomo. Vivere mesi senza una partita da titolare non è stato facile mentalmente. Ero arrivato a un momento in cui facevo fatica a rapportarmi con le persone, volevo solo rimanere a casa a dormire. Non nascondo che mi sono fatto aiutare da una persona che fa questo di mestiere, e sono riuscito a cambiare la mia mentalità“.

Nel nome di Elio

L’incontro con il mental coach è l’occasione per affrontare un passato che non si supera. “Dieci anni fa, la vita ha deciso di togliermi mio fratello“. Era il 2015, Elio Bonavita morì in un incidente stradale a 14 anni, mentre stava andando alla partita della domenica. Simone di anni ne aveva 11. “Per me la perdita di un fratello, per i miei genitori quella di un figlio, sono ferite che non si possono ricucire. Ma ti danno anche la forza, lo vedo con mia madre che è una donna autonoma, e dieci anni dopo l’incidente è arrivata a raggiungere la migliore forma fisica nonostante i milioni di dolori. E lo stesso vale per mio padre che nel suo lavoro cerca di spingere al massimo. Elio era la persona che mi ha trasmesso la passione per il calcio. Giocavamo sempre col pallone fatto di calzini antiscivolo, 24 ore su 24. Sono stato forse fortunato ad avere più talento di lui, ma tutto è nato accompagnandolo alle partite, seguendolo coi miei genitori. La debolezza va trasformata in forza, dando un valore aggiuntivo alla vita di quella persona che non c’è più. Dico sempre che farlo per me ha lo stesso valore che farlo per mio fratello. Dal giorno che è venuto a mancare, è stato un motivo in più per dire: ‘Ce la devo fare’“.

Per il futuro, Bonavita ambisce all’esordio in Serie A. Un giorno si vede allenatore; nel frattempo, ha convinto sua mamma ad aprire il locale dei suoi sogni. Il presente si chiama Standard Liegi: una nuova sfida, per sé e per chi non lo lascerà mai da solo.

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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