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Bologna, la seconda giovinezza di Palacio: “Non sono un campione ma sono felice. Il giorno che smetto… taglio la treccia”

Una seconda giovinezza quella di Rodrigo Palacio al Bologna. Quasi sempre presente: 16 match giocati, 2 gol e 2 assist. “A Bologna si sta benissimo, il pubblico ha il gusto per la giocata. Non sapevo fosse così bello. Se l’avessi immaginato sarei venuto un anno prima. Lui che è nato a Bahia Blanca, capitale della pallacanestro argentina. “In realtà volevo giocare a basket e fino ai 17 anni ho fatto entrambi gli sport. Poi però mio padre mi chiese di scegliere, a calcio ero più forte e allora…”, ha dichiarato l’attaccante ex Inter in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport.

E pensare che proprio in argentina Palacio divenne la ‘Joya’, anni prima di Dybala: “Sì, all’Huracan de Tres Arroyos fu il mio primo soprannome, ma non ricordo perché iniziarono a chiamarmi così. Poi sono diventato il ‘Trenza’ perché avevo i capelli lunghi, nel 2002 li accorciai facendo però anche la treccia. Non la taglio solo perché ormai in tutto il mondo mi conoscono così, ma il giorno che smetto… zac”.

Tutti i suoi trionfi in carriera sono legati al Boca e alla Bombonera, in quel Boca Juniors che in Sudamerica faceva il bello e il cattivo tempo: “Lì si vive il calcio in un’altra maniera, i tifosi sono malati, non ce n’è uno che non canti. Si dice che quello stadio tremi: è vero. Stavo benissimo al Boca, rifiutai offerte di grandi club europei. Poi nel 2008 mi venne la pubalgia, giocai dolorante tutto l’anno e non andai bene. Mi chiamò Fabrizio Preziosi, figlio di Enrico, che era tifoso del Boca e mi propose di andare al Genoa. Solo dopo scoprii il legame tra il Boca e i genoani”.

Iniziò così l’avventura italiana: “Al Boca ero più giovane e veloce, con meno esperienza, forse avrei potuto fare di più. In Italia sono cresciuto tanto a livello tattico, nel Genoa e nei primi due anni all’Inter ho giocato bene. Io non sono un campione, non sono un giocatore fortissimo. Però sono contento di quello che ho fatto. Mi dispiace non aver vinto nulla in Europa, ma vincere non è per tutti. Donadoni invece è stato un campione, non io. E mi motiva moltissimo essere allenato da lui. Mi avevano parlato tutti bene di Donadoni ed erano giudizi giustissimi”.

Nel prossimo turno di Serie A il suo Bologna affronterà il Napoli. Al San Paolo. Di certo non sarà un match semplice per Simone Verdi visto quanto accaduto in sede di mercato: “Succede… Loro sono arrabbiati perché Simone ha deciso di restare qui, ma ha fatto la sua scelta ed è felice. A fine campionato avrà altre occasioni”.

L’intervista completa su La Gazzetta dello Sport.

Redazione

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