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Le parole di Maradona, il Kun e il pianto del “Nene”: Bologna sceglie un altro Dominguez

Una dichiarazione sincera, piena di affetto e consapevolezza. “Non vorrei dirti addio, ma devo andarmene”. Così Benjamìn Dominguez si congeda dalla squadra e dalla città che lo culla nel suo sogno: il Gimnasia La Plata. Nel modo più dolce. Stop e sinistro al volo. Palla scagliata in porta con tutta l’energia che solo l’amore e la riconoscenza sanno sprigionare. Un pianto, un bacio allo stemma sulla maglia e un messaggio di saluto toccante sui social del club. L’esterno sinistro classe 2003 è l’ultima scommessa di Giovanni Sartori e del Bologna. Lo sa Vincenzo Italiano che di sfide se ne intende e che, dopo aver studiato e osservato il calciatore in questi mesi, ha scelto di regalargli il debutto in Serie A. L’esterno argentino sarà titolare per la prima volta in maglia rossoblù nel match del Ferraris contro il Genoa di uno che di gol in salsa emiliana se intende come Alberto Gilardino.

 

 

Dal Pibe de Oro ad Aguero, tutti per Dominguez

“Non piangere per favore, non piangere”. Una richiesta all’altro per frenare la potenza delle proprie emozioni. Benjamìn Dominguez, esterno sinistro nato in Argentina nel 2003 è pronto a debuttare in Serie A col Bologna contro il Genoa. Proverà a rispndere “presente” forte dei motivi che l’hanno condotto sotto le due Torri. Come il gol realizzato in una notte contro il Barracas Central in Copa Argentina l’estate scorsa con la maglia del Gimnasia La Plata. Stop di sinistro e tiro al volo. La palla che non tocca terra e segue mente e lacrime nel viaggio più bello. Quello che attraversa oltre dieci anni di passione, affetti, vittorie e sconfitte. Crescita tecnica e personale. Sempre lì, in una squadra che, oramai, è sinonimo di famiglia. Nella città, La Plata appunto, in cui nasce e si innamora del pallone nel più banale, ma profondo dei modi. Per le strade. Sotto il sole del cielo (albi)celsete dipinto dalla poesia dei colpi di Leo Messi. Scolpita dalle parole di un idolo come il Kun Aguero: “Mi piace molto; è agile e rapido”.

Quell’Aguero per cui il nome “Benjamin” ha quel valore inestimabile racchiuso nell’amore per il figlio. Primogenito dell’ex Manchester City avuto con Giannina Maradona. E poi c’è il “Babu”, il nonno. Proprio quel Diego che prima di tutti spende parole importanti per la nuova idea di Giovanni Sartori. È il 2019 e Diego Armando Maradona allena la prima squadra del Gimnasia La Plata. Dominguez ha 17 anni e gioca nel vivaio. Piccolo di statura, gracile, viso scavato. Più adolescente che quasi maggiorenne. Un vero “Nene”. Soprannome che da quel momento porterà con sé per il resto della sua esperienza in prima squadra. “Al Babu piace molto”- racconta Bejamin Aguero al padre Kun dopo aver seguito una partita delle giovanili di Dominguez insieme al nonno. Così tanto attratto da quei movimenti decisi, veloci e determinanti del ragazzo nato nella provincia di Buonos Aires che non esita a darne investitura. E si sa, in Argentina il giudizio del Pibe è insindacabile.

Bologna e La Plata mai così vicine: Dominguez in rossoblù

Messaggio intenso, spontaneo e sincero quello che Banjamìn lascia al Gimnasia e alla città di La Plata. “Non pensare che ti lascerò, perché sarai con me”. Riconoscenza, malinconia e insicurezze che si intrecciano nei pensieri di un ragazzo che lascia la sua terra per inseguire i propri sogni. Bologna: culla di ambizioni e crescita personale di molti ragazzi come Benji. Umana e professionale. Teatro di occasioni come per la giovane ala argentina. Scelto dall’intuito della coppia Di Vaio-Sartori sul solco di quanto fatto con Santiago Castro. I due attaccanti si incrociano per qualche mese proprio al Gimnasia. Tempo di stringere un rapporto confidenziale tale da portare Benjamìn a consultare il parere della punta rossoblù. Convinto. La città, lo stadio, la gente, la Serie A, la società emiliana e i compagni. Santi non perde un passaggio: Bologna è la scelta giusta anche per “El Nene”.  E poi Pablo Sabbag, l’agente che con Bologna ha un certo feeling. E forse anche con l’onomastica visto che dopo Nico porta all’ombra di San Luca un altro Dominguez.

 

Credits Photo: Bologna FC 1909

11.274 km di distanza tra il capoluogo emiliano e quello della provincia di Buenos Aires. Una distanza enorme, ma mai così facile da colmare. Un gemellaggio più che decennale tra le due città rende, forse, verosimile quel “sarò sempre con te” dedicato dal ragazzo. Troverà altro spazio in campo? Questo lo deciderà il futuro. Lo stabiliranno le gerarchie che vedono sulla sua fascia correre due frecce del calibro di Ndoye e quel Jesper Karlsson martoriato dagli infortuni nella trionfale stagione passata che sotto la Maratona non aspettano altro possa dimostrare chi sia. Nel mezzo l’ebrezza dell’ignoto a fare da stimolo. L’Italia, la Serie A e le stelle della Champions League a illuminare le istantanee dell’ultima notte a La Plata. E oggi, il buio pomeriggio piovoso di Marassi a Genova. Chissà che magari, tra un dribbling secco e un gol sotto la Curva Andrea Costa, “El Nene” Dominguez possa diventare “Il cinno” Benji.

Alvise Gualtieri

Nasco all’ombra delle Torri in un giorno che ricordo solo io e nell'anno del rigore di Pasadena. Baggio? Il calcio. Cresco nella “Terra Solatia” con la Laguna come sfondo. Mi svincolo tra codici giuridici e penna. Tra atti e storie so sempre cosa scegliere. La scrittura, forse, un dono del destino scoperto prima dagli altri grazie a un gol di tacco di Del Piero. Djokovic e VR46 le ragioni di una passione. B.B. King e David Gilmour: galeotta fu quella chitarra. Kurt Cobain il mito. La montagna nel cuore. Camminando, pensando e scrivendo. Ma non mi sento “Dante”. Basso profilo, costanza e affari miei. Filosofia vincente? Lo dirà il futuro.

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