Marko Arnautovic 2.0. Una rinascita tutta italiana, più precisamente bolognese. L’attaccante classe ’89 si è raccontato ai microfoni de Il Corriere dello Sport, rivivendo quel periodo nell’Inter del triplete, ma anche la grande felicità che ha ritrovato nel capoluogo emiliano: “Io non devo pensare al passato, devo guardare avanti, al futuro. L’Arnautovic dell’Inter e quello di oggi sono diversi, è un altro mondo. È difficile da spiegare, ma a diciannove anni io non potevo essere dove sono adesso. Prima pensavo: io sono un calciatore, sono il numero uno. Adesso no, quella non è la vita. Mentalmente devi essere fortissimo. Non c’entrano le gambe, è una cosa mentale”.
Arnautovic recentemente ha toccato la doppia cifra: 28 presenze, 11 gol in Serie A con la maglia rossoblù. L’attaccante parla così del suo rendimento: “Bologna è Arnautovic? Vi sbagliate. Io sono venuto qui per aiutare la squadra a crescere. Però non faccio tutto da solo. Siamo una buona squadra, una squadra giovane. Nella prima parte di campionato è stato bellissimo. Nella seconda, tra covid, infortuni e altro, abbiamo avuto un periodo difficile. Però siamo ancora lì. Giochiamo più per Sinisa che per noi”.
L’attaccante del Bologna poi continua: “Nel calcio devi sempre avere fame, ti serve, perchè se non hai fame non puoi mangiare, se non senti qualcosa qui, nello stomaco, allora è inutile giocare. Facciamo tutto per Sinisa. E questo rafforza l’energia. Anche dopo tante partite, anche con la stanchezza addosso. Ho parlato tante volte con lui. Ma io non ho mai detto niente, ho solo ascoltato. Quando parla Sinisa ascoltano tutti, noi lo guardiamo in faccia. Sai che non sta affrontando una cosa facile, ma lui ti fa vedere che è ancora positivo, che ha molta energia, ragazzi dai, dai, ne vengo fuori, non vi preoccupate. Dobbiamo essere undici Sinisa in campo. Anzi, non undici: ventidue. Tutto lo stadio“.
Marko Arnautovic parla poi delle possibili ambizioni del club rossoblù: “Dove possiamo arrivare? Due mesi fa avevo detto: l’obiettivo è arrivare come l’Atalanta. Loro andavano in B, tornavano in A, metà classifica, poi le coppe. È un periodo lungo, ci vuole tempo. Magari io non sarò più qui, magari non giocherò nemmeno più: ma l’obiettivo è fare qualcosa con il Bologna. Qui c’è tutto. I tifosi sono meravigliosi, passionali. È normale sentire la pressione. In Italia è così. Ma si può fare, io sono sicurò al cento per cento. A Bologna? Sono felice, sì. Dopo giugno avrò altri tre anni di contratto”.
L’INTERVISTA COMPLETA NELL’EDIZIONE ODIERNA DE IL CORRIERE DELLO SPORT
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