Categories: Interviste e Storie

“Barcellona è casa mia, ma fuori c’è un mondo bellissimo”. Bojan ci apre le porte e si racconta

Una stanza chiusa a chiave nel sua casa vicino a Lleida. Dentro, una cassaforte. Lì, tutte le maglie più importanti della carriera. Le sue e quelle dei tanti campioni con i quali ha giocato. Da Totti a Messi. Come un ragazzo qualsiasi che tiene stretto a sé i ricordi più belli, nel suo rifugio sicuro, in un angolo della Catalogna lontano da tutto e tutti. Riflettori, soldi e fama. “Questa è casa mia – racconta ai microfoni di GianlucaDiMarzio.comQui ho tutto quello che mi serve. La famiglia e gli amici. E mi va bene così. Fin dai tempi di Roma, appena posso torno”. Bojan e la semplicità, sinonimi di un campione rimasto il ragazzo di sempre.

E la sua casa è lo specchio di tutto questo. Un terzo piano all’interno di un condominio come tanti. Signorile sì, ma senza eccessi. Nessuna villa, nessuna piscina. Niente campi da calcio in giardino. Due balconi e un appartamento come tanti. Casa, nulla più. Calda e accogliente. Vissuta davvero, e lo si vede fin dall’ingresso. Le foto con gli amici e la famiglia quasi ad ogni angolo, la tv accesa e il frigorifero pieno. “Accomodati. Vuoi qualcosa? Ti faccio un caffè”. L’intervista sembra quasi essere una scusa per fare quattro chiacchiere con un amico. In cinque minuti ci ha fatto sentire a casa. Le emozioni, le sensazioni positive, gli affetti e tutto ciò che non è tangibile come filo conduttore anche del Bojan calciatore: “Oggi gioco all’Alaves e sono felice. Dopo anni a girovagare ho deciso di tornare a casa. Sono stato in posti bellissimi, ma sempre solo. La mia ragazza lavora, non può seguirmi in giro per l’Europa. I miei genitori lo stesso. All’estero è bello, si conoscono posti nuovi, persone diverse ma ci sono tanti giorni duri, dove vivi da solo. Non è facile. Avere vicino la famiglia per me è tutto”.

Tornare in Spagna, una scelta fatta questa estate e figlia di una volontà di ritrovarsi. Tornare ad essere il Bojan ammirato allo Stoke City: “Ho girato tanti grandi club, dove sono stato benissimo. Ma forse come calciatore, per quello che sono riuscito ad esprimere andare allo Stoke è stata la cosa migliore”. Due stagioni in Premier League ad alto livello, con in mezzo anche un grave infortunio ai legamenti. L’Inghilterra ha visto il miglior Bojan post Barcellona, sprazzi di quel giocatore ammirato nelle annate d’oro con Rijkaard e Guardiola. I 900 gol nelle giovanili, il fardello di nuovo Messi. Numeri e paragoni “di un Bojan diverso, che non aveva pensieri. Mi piacerebbe tornare bambino, a quel calcio lì”. Per ritrovare la spensieratezza “di un calcio che non c’è più. E’ un mondo diverso, è normale sia così. Oggi sono un uomo e credo un giocatore migliore. Se gioco bene e non segno sono felice. Prima no, il gol era l’unica cosa che contava”.

Il Barca e i colori blaugrana. Quella maglia e quel club così importanti per lui: “Non avevo mai immaginato di giocare per un’altra squadra oltre il Barcellona. Era casa mia, ero cresciuto lì. Era davvero tutto facile per me”. Gol, vittorie, trofei. Il tutto a 20 anni, nella squadra del cuore. “In quel momento non sapevo cosa succedeva. Avevo 18-19 anni, non ero preparato per vivere tutto questo. In campo mi divertivo e giocavo con campioni come Messi, Iniesta, Xavi, Eto’o”. Cos’altro chiedere? Nulla, ma Bojan voleva di più. In campo ovviamente, “l’ultimo anno (il 2010-2011, quello del doblete, ndr) non avevo giocato i minuti che credevo”. Ma soprattutto fuori dal campo. Quelle sensazioni positive, quell’intangibile così importante per lui. Si possono chiamare stimoli, lui parla di cuore: “Quando vinci sei felice e vuoi sempre vincere di più. Stare nello spogliatoio con quei campioni era un’emozione speciale, imparavo ogni giorno, ma l’ultimo anno avevo capito che era tutto molto bello ma se volevo crescere dovevo prendere un’altra strada”. Mollare tutto e mettersi in gioco. Una prova di coraggio che non rimpiange: “Sentivo che il mio cuore diceva di rimanere ma la testa diceva che dovevo andar via. Per crescere come giocatore, per imparare più cose nel calcio”. Direzione Roma, “dove ho scoperto esserci un mondo bellissimo al di fuori di Barcellona”. Ma questa è un'altra storia…

Seconda Parte – La Roma di Bojan

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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