Ma Blanco lo conosce Blanco? “Prima di arrivare in Italia non avevo idea di chi fosse. A un certo punto i ragazzi nello spogliatoio hanno cominciato a chiamarmi “Blanchito Bebe“. Da quando mi hanno spiegato a cosa si riferissero, abbiamo cominciato a riderci sopra“.
A parlare, in esclusiva per gianlucadimarzio.com, è Blanco, Alex Blanco, esterno offensivo del Como acquistato a gennaio dal Valencia. “Blanchito Bebe” è il soprannome che gli hanno dato i compagni, indotti dall’omonimia col cantante di “Brividi“.
Al suo arrivo, il Como ha prodotto un video di presentazione che ha fatto il giro del web: Alex è in viaggio, gli amici e i familiari gli chiedono dove stia andando. La sua risposta, “Como“, in spagnolo suona come l’interrogativo “come?“. “E dire che nemmeno io sapevo che esistesse una città con questo nome!”, racconta Blanco. “Prima che mi chiamassero non conoscevo nemmeno il club. Ma ora mi sto integrando bene e mi piace tutto: il lago, la città, e poi Milano, dove vado spesso”. Per l’ambientamento è stato necessario l’aiuto di staff e compagni: “Sono stati fantastici. Ora parlo pure un po’ di italiano. Diciamo che se parli piano piano, riesco a capirti…“
Blanco in una canzone promette: “Starò con te fino a quando non mi seppelliranno“. Invece Alex ha preferito abbandonare la sua comfort zone, quella Valencia in cui ha lasciato un pezzo di cuore, il club in cui ha fatto le giovanili arrivando fino all’esordio in Liga: “Ma il momento che più mi ha fatto venire la piel de gallina (pelle d’oca), anzi i brividi, come canta Blanco, è stato il primo gol a Mestalla, contro il Granada. Il Valencia mi ha dato tutto e resterà sempre una parte di me, ma ora voglio portare il Como al top, e per questo obiettivo darò il 100 per cento di me stesso“.
Ma che tipo di giocatore è Blanco? “La gente, guardandomi in faccia, nota subito la somiglianza fisica con Marcos Llorente dell’Atletico Madrid. Calcisticamente, beh, anche io come lui sono molto duttile. Posso giocare su entrambe le fasce, anche se a destra posso rientrare e calciare, quindi ho più possibilità di fare gol. In generale mi considero tecnico, veloce, mi piace scambiare nello stretto coi compagni“. Ma c’è una caratteristica in particolare di cui Alex va orgoglioso: “Sono un giocatore di personalità, tengo mucho caracter. E si vede anche fuori dal campo, nella vita di tutti i giorni“.
Ora Alex è alle prese con un fastidio muscolare, ma manca poco al rientro in campo. Lo spagnolo crede ancora nei playoff: “Distano otto punti e mancano diverse partite, ci proveremo“. Nel frattempo, studia per diventare allenatore: “Ho già ottenuto il patentino di livello 1 e 2, e studio per quello di terzo livello. La mia intenzione è dare l’esame a distanza. Mi ha sempre affascinato il ruolo dell’allenatore: è diverso, più difficile di tutti gli altri che esistono nel calcio. Tutto ricade su di te, e devi gestire, coordinare molte persone sia sotto il punto di vista tattico che emotivo, psicologico. Ma a me queste cose piacciono, e anche di tattica sto imparando qualcosa. Devo ancora acquisire alcune conoscenze, ma piano piano apprendo cose nuove“. Insomma, se il Blanco cantante dice “Ma che bello è / se uno schema non c’è“, il Blanco calciatore non è d’accordo.
Una delle canzoni più celebri di Blanco s’intitola “Mi fai impazzire“. Anche Alex ha qualcosa che lo fa impazzire: “Me vuelve loco (mi piace tantissimo, ndr) il cinema, in particolare i film d’azione di Liam Neeson. Poi mi piace uscire coi miei amici, godermela, quando ho tempo libero. Appena posso vedo la mia fidanzata, che non vive con me, ma a Barcellona”. E nel calcio? “Impazzisco per il legame coi tifosi. La garra, la valentìa (il coraggio, ndr) che sanno trasmetterti, quell’unione che si crea e che può migliorare le prestazioni della squadra“. La canzone “Sai cosa c’è” recita: “Sai cosa c’è? / Che non c’è droga migliore di te“. Dirige l’orchestra lo stadio Sinigaglia. Canta: Blanco. E chi se no?
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