Lazio, che combini? Blackout. E tanti saluti all’Europa League. Lo Sparta Praga cala il tris: Dockal, Krejci, Julis. Fante, cavallo e re. Scatto matto. Tutti nel primo tempo poi, sconfitta secca per 3-0. Pioli incita i suoi fino alla fine ma l’impresa non arriva. Niente scuse, niente alibi. Guai a crearseli. Lazio fuori a testa bassa, era l’ultimo club italiano rimasto in Europa. Samp, Roma, Juve, Fiorentina e Napoli. Tutte fuori tra preliminari, ottavi di Champions e sedicesimi d’Europa League. Tricolore ammainato troppo presto, almeno per quest’anno, proprio nel giorno dell’anniversario dell’Unità d’Italia. Caporetto biancoceleste e non solo, il nostro calcio non risorge. Cosa resta per la Lazio? Giusto il derby del 3 aprile. E un sesto posto da inseguire. Delusione, amarezza, tanta rabbia. Perché Bicik un paio di interventi li fa pure, specie su Mauri e Candreva. Niente da fare. Evidentemente era destino, questa coppa non s’ha da vincere. Ah, Lotito contestato. A fine primo tempo alcuni tifosi se ne vanno, altri prendono a male parole il presidente. Nessun commento da parte sua, solo un 3-0 da incassare. Sparta meritatamente ai quarti, bella squadra dalle buone individualità (vedi Dockal o Krejci). Non la classica armata brancaleone. Del resto, l’allenatore Scasny l’aveva detto: “Non siamo venuti a Roma per visitare Piazza di Spagna“. Stendardo piazzato, passano i cechi.
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