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Bisceglie, Ginestra studia da Sarri: “Questa è l’occasione della vita”

All’anagrafe gli anni sono 39, nella memoria e nella fotogallery delle esperienze sul campo sembrano molti di più. Ciro Ginestra, una vita in copertina tra gol e campionati vinti, sta vivendo a Bisceglie la prima esperienza nel calcio che conta da allenatore. L’apprendistato tra Sangiovannese e Altamura ha dato i suoi frutti e le porte del professionismo sono diventate una realtà. Nonostante un’estate tribolata, che l’ha visto prima a un passo dalla Fidelis Andria, poi fallita e non iscritta in C, e successivamente alla guida del Bisceglie per due volte. A luglio nel ritiro di Alfedena, abbandonato per il caos societario, e dal 9 settembre – richiamato dalla proprietà – alla guida di un gruppo allestito in pochi giorni. Un handicap che non sta influendo sul cammino del gruppo, che ha totalizzato due vittorie, un pareggio e una sconfitta nelle prime quattro partite del girone C. “Una situazione a dir poco particolare – spiega il diretto interessato a Gianlucadimarzio.com prima l’Andria e poi il Bisceglie hanno avuto problemi, poi il presidente Canonico mi ha richiamato e voluto fortemente. Per me è l’occasione della vita, a 39 anni è raro allenare in serie C. Per noi la salvezza oggi varrebbe lo scudetto”.

Da luglio a settembre la rosa biscegliese è stata rivoluzionata, così come i piani di Ginestra: “Avere due mesi di ritiro è diverso dall’avere una settimana a disposizione. Do però grandi meriti ai miei calciatori che mi seguono e hanno una fame che ci sta portando a questi risultati”. Risultati, come quelli sempre ottenuti in carriera dall’attaccante di Pozzuoli: sette campionati vinti e quattro finali playoff perse, oltre a 160 reti tra i pro. “Questo però te lo devi guadagnare – sottolinea lui – devi saper giocare con compagni di spessore e accettare le delusioni, come mi è successo per esempio a Perugia. Io però non rinnego niente”. Iachini a Venezia lo chiamava la Piovra, per la fame in campo. Quella che cerca di trasmettere anche ai suoi attaccanti. Starita è il top scorer con tre reti, ma guai a parlargli dei singoli. “Gli do dei consigli e so cosa significa per un attaccante fare gol, so quali sono i momenti e i movimenti per fare male. Però sono felice di una cosa su tutte: ho attaccanti che hanno fame, tanta, e questo viene prima ancora della qualità”.



Il modello per la panchina è chiaro: “Maurizio Sarri” risponde senza dubbi. “Mi ha fatto vedere il calcio in maniera diversa”. Sorrento, stagione 2011/2012. Il nastro si riavvolge. Ginestra segna 23 reti, la squadra perde i playoff per la B contro il Carpi. “Con lui in panchina sono cresciuto tantissimo, ho capito quanto conta studiare gli avversari e mi ha fatto vedere il calcio sotto un aspetto tattico mai affrontato prima. Andavamo sul campo, conoscevamo l’avversario nei dettagli e capivamo che si doveva andare oltre il dare un calcio ad un pallone. Vedere Sarri oggi al Chelsea mi fa enorme piacere, ha avuto tante difficoltà in carriera e come allenatore è un grandissimo. Prepara tutto al massimo, mi stupisco che ci sia arrivato solo ora al top mondiale”. Oggi si parla di Sarrismo, domani di Ginestrismo? “Magari – ride – sarebbe fantastico. Ho seguito Sarri a Napoli dal vivo, guardo sempre il Chelsea in tv quando mi è possibile. Porta entusiasmo e tutti i suoi calciatori parlano di un allenatore preparato a 360 gradi. Questo è importante per tutto il calcio italiano”.

Pozzuoli, Venezia, Ferrara, Terni, Siena, Pistoia, Padova, Frosinone, Perugia, Gallipoli, Crotone, Sorrento e Salerno. Quello di Ginestra è stato un giro d’Italia durato 17 anni, con una meta però prediletta. A Gallipoli 27 reti in tre stagioni, ad Altamura la panchina della svolta, a Bisceglie la ricerca della piena maturità da allenatore. In Puglia Ginestra ha trovato tappe importanti della sua carriera e “La moglie – ricorda lui – questa è una terra che mi ha dato tanto, sono anche vicino a casa. Mi fa stare bene e ci sono legato”. Il momento della svolta è però individuato in Veneto: “A Padova ho capito che potevo essere un calciatore di livello. Ho segnato 23 gol a 23 anni in serie C, finendo davanti a gente del calibro di Protti e Bonaldi”. Altri nomi, altri tempi, distanti dalle rose di oggi: “Per me se un calciatore è bravo va in campo a prescindere dall’età. Io pure ho avuto la fortuna di giocare da Under”. SPAL, fine anni ’90. Tra i giovani c’erano Ginestra e Thomas Manfredini, due che hanno fatto strada. “Oggi vedo un livello medio molto abbassato in serie C. I tempi sono cambiati, si spende molto meno e si mandano in campo tanti giovani più per convenienza che per convinzione. Questo dispiace”.



Alcuni suoi coetanei – Franco Brienza e Stefano Sorrentino – sono ancora in campo. A 39 anni mantenere le distanze dai propri calciatori è una questione d’equilibrio. “Credo che a prescindere dall’età ci vogliano sempre lealtà e chiarezza, soprattutto devi capire di calcio. Dopo un minuto il calciatore sa se tu te ne intendi o meno”. Per questo appena ha smesso di giocare Ginestra ha preso la valigia e ha iniziato a studiare tanti futuri colleghi: “Sono stato un mese da Giampaolo, ho visto decine e decine di partite, dovevo e devo capire come gli allenatori pensano la partita e la gestione del gruppo”.

Un gruppo che ora è atteso dalla trasferta sul campo del Trapani: “Abbiamo qualche assenza e un organico ristretto, ma anche contro un avversario forte come loro dovremo cercare di essere noi stessi”. Identità: parola chiave in un campionato spezzatino, tra rinvii, deroghe e slittamenti: “Fare analisi su questo calendario oggi è complicato – spiega Ginestra – i veri valori verranno fuori almeno a dicembre. Facile dire, in base alle rose, che Catania, Catanzaro, Trapani e Casertana hanno rose importanti, ma ci sono squadre che possono dare fastidio e noi sogniamo di essere tra queste”.

Salvezza allora non è l’unica parola concessa? L’attaccante Ginestra lascia il posto all’allenatore e gestore di emozioni: “Mettiamola così: salvezza quanto prima e se così sarà guarderemo oltre. Guai però a dimenticare da dove veniamo e quante difficoltà abbiamo avuto”.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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