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Bierhoff: “Italia-Germania? E’ sempre una bella gara e potremmo prenderci una rivincita”

Italia-Germania nei quarti? Perché no. Oliver Bierhoff non sembra particolarmente preoccupato dell’eventualità e, anzi, sottolinea come la partita potrebbe concedere ai tedeschi l’opportunità di una rivincita dopo le batoste subite nel 2006 e nel 2012. Proprio 10 anni fa cominciava la ricostruzione del calcio tedesco, che ha avuto secondo Bierhoff tre tappe fondamentali:

“Non parlerei di era chiusa, ma di sviluppo costante che prosegue” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Divido in tornei. 2006: la Germania come Paese dimostra di poter accogliere serenamente il mondo, la squadra lotta con i valori classici. 2010: calcio diverso, giocatori di immigrazione, di fantasia, però senza efficacia di risultato. 2014: moderni, misti, vincenti e anche simpatici, che per noi tedeschi nel passato è sempre stato difficile. Adesso siamo in evoluzione, per confermare questi aspetti. Vincere l’Europeo non è obbligatorio, ma le gare esaltanti aiutano a proseguire il processo. Abbiamo la qualità per riuscirci”.

Motivazioni? Stavolta tocca ai veterani stimolare i compagni: “Ogni due anni cambiano perché cambiano i modi di pensare dei giocatori e i nostri per “toccarli”, farci capire. Basta con i poster motivazionali o altre idee. Stavolta abbiamo dato il compito ai leader: Neuer, Kedhira, Hummels, Boateng, Schweinsteiger, Müller vogliono far sentire loro ai giovani cosa significa vincere”. Euro 2016 è un torneo “povero” da un punto di vista tecnico? “Vero, quasi nessuno ha esagerato come qualità. Sorprende anche come molte piccole siano organizzate e difendano bene. La formula non aiuta, con 24 squadre e 16 agli ottavi gli squadroni non danno il 100%, tanto pensano che la qualificazione arrivi comunque”.

Bierhoff conferma che in Germania non si insegna più a dribblare: “Sì, a noi mancano queste caratteristiche e anche la freddezza di segnare gol semplici. È il risultato di una certa educazione. Il nostro progetto 2000 per i ragazzini ha portato inventiva, tecnica, ma sembra che abbiamo dimenticato gli aspetti base: dribbling, difendere a uomo. Il calcio si sviluppa come un’onda: esageri da una parte e manchi dall’altra. I giocatori non sono più abituati a certi esercizi in allenamento, vanno reintrodotti. Si va sempre dietro a una moda: con il successo di Guardiola sembra che tutti dobbiamo “pomparci” per fare le cose complicate. Il ritorno alle cose semplici, di base, non farebbe male”.

Nei quarti ci potrebbe essere il “classico”, Italia-Germania: “Potrei dire di sì. È sempre una bella gara, potremmo prenderci una rivincita, a me piacciono queste sfide, quando sei teso e concentrato. L’Italia si vede che è unita e determinata. Adesso nella nostra Federazione c’è il progetto dell’Accademia, la nostra Coverciano, mi terrà impegnato fino al 2019: è il futuro del calcio tedesco, posso costruirlo. Con le novità la testa non si stanca. Incarico nell’Eufa? Questo lavoro con la mia federazione mi basta”.

Redazione

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