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Bernardeschi: “Cristiano il migliore, con lui è un’altra Juve”

Quello tra Bernardeschi e la Juve sembra essere un binomio destinato a durare a lungo, tanto è l’entusiasmo di appartenere a un gruppo stellare. Con Ronaldo e tutti gli altri, Berna sembra sempre più maturo, più decisivo, più determinante. “È proprio l’effetto CR7” ammette lui, in una lunga intervista rilasciata a Tuttosport. “Trasmette una positività all’ambiente che è contagiosa. Ecco perché lo preferisco a Messi: mi ricordo che durante la finale dell’Europeo lui, uscito infortunato, rimase in panchina per fare l’allenatore aggiunto. La mentalità della Juventus era già vincente prima, ma adesso c’è qualcosa di più“.

L’effetto Ronaldo riguarda tutti, nessuno escluso: “Sai che ti alleni con il più forte del mondo: è una fortuna e devi essere intelligente a sfruttarla al meglio. È come cavalcare l’onda: a me ha aiutato moltissimo” continua Bernardeschi, che racconta come nella Juve ci siano tante altre stelle. Tutte diverse, tutte particolari. “Mandzukic sembra un orso, ma in realtà ride e scherza con tutti; Matuidi è fantastico, il numero uno, quel tipo di giocatore giocherellone che però in campo corre per 10; e poi c’è Szczesny: a Roma lo chiamavano “coso”, noi lo chiamiamo Tek per quel nome impronunciabile“. Ci sono i senatori, Bonucci e Chiellini, non c’è più Buffon (“un uomo di grande carattere, bisogna solo dirgli grazie per quello che ha fatto in questi anni“), ma la Juventus di Bernardeschi è anche molto altro.

È arte, come i tantissimi tatuaggi che rappresentano un elemento imprescindibile della storia del giocatore, o come la musica, “ma la colonia spagnola ha ormai preso il sopravvento: c’è troppo raggaeton“, è un rapporto con Allegri speciale. “L’allenatore a volte mi tira le orecchie, e quando si arrabbia alterna il toscano con l’inglese, per farsi capire da tutti. Ha un modo di presentarsi sempre positivo ed è un bene: con 60 partite da giocare è difficile tenere sempre alta la tensione“. Oltre ad Allegri, Bernardeschi ha avuto un rapporto splendido con Sousa (“mi ha dato tantissimo; purtroppo a Firenze non è stato capito fino in fondo. Un giorno mi ha detto: investi su te stesso, ogni minuto non deve passare senza che tu non faccia qualcosa per migliorarti“), e ha ben chiaro quali siano gli obiettivi suoi e della Juve. “Un conto è giocare la Champions, un altro è giocare per vincerla. Vogliamo fare il massimo, ma adesso pensiamo partita dopo partita: e c’è l’Udinese sulla nostra strada. Cerchiamo di fare 10 su 10“.

E tra uno sguardo alla Nazionale che si deve ricostruire (“siamo sulla buona strada“) e tanti altri aneddoti (“avrò 5-600 maglie scambiate nel corso dei campionati, vorrei creare una galleria e farla vedere una volta ai miei figli, perché mi vedo padre in futuro“) il nuovo Bernardeschi si racconta ai suoi tifosi e non solo. Nuovo, più maturo, più determinante. Un giocatore destinato a lasciare il segno.

L’intervista completa sull’edizione odierna di Tuttosport

Redazione

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