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Benfica-Arsenal a Roma: la surreale serata dell’Olimpico

Erano dodici anni che l’Olimpico non ospitava una partita di una coppa europea che non vedesse in campo né la Roma né la Lazio. Barcellona contro Manchester United, una delle finali di Champions League più aspettate e famose di sempre: quella dell’unico Messi vs Cristiano che ha assegnato una Champions, quella del primo titolo europeo di Guardiola e del colpo di testa della Pulga contro Van der Sar.

Era il 2009, altra epoca, altri scenari. E nessuno si sarebbe aspettato che in uno stadio come l’Olimpico la successiva partita di coppe europee senza le squadre locali in campo vedesse come squadra di casa il Benfica. La situazione covid ha portato a questo: dagli 80.000 del 2009 alle porte chiuse di oggi, dalla sede designata per la finale alla sede d’emergenza per questioni che col calcio avrebbero poco a che fare.

La situazione covid ha impedito l’accesso alle squadre inglesi in alcuni Paesi, tra cui il Portogallo, e alla fine a rimetterci sul piano calcistico sono stati i club che hanno dovuto disputare al di fuori dei confini nazionali il proprio incontro casalingo in una doppia sfida che prevede un ritorno che si disputerà sempre in campo neutro ad Atene.

Il Benfica ha provato a portare la sua Lisbona a Roma per mascherare la lontananza da casa. Ha fatto parlare il proprio speaker, ha proiettato sui maxischermi la propria tifoseria del Da Luz nel momento in cui è stato messo l’inno del club, ha fatto tutto come se si giocasse nel proprio stadio. E alcune cose erano anche particolarmente a tema con la città di Roma, come il jingle dopo il gol, quel Seven Nation Army spopolato nel 2006 grazie alla Nazionale Campione del Mondo ma arrivato negli stadi italiani per primo proprio all’Olimpico, peraltro sotto la curva sud dove Pizzi ha segnato la rete del provvisorio 1-0.

Ma lo stadio non era il Da Luz e in parte si è visto. Ci ha messo del tempo il Benfica a uscire dalla propria metà campo, ad affrontare l’Arsenal come se fosse effettivamente padrone di casa. Si è protetto nel primo tempo, ci ha provato di più nella ripresa, dove oltre al gol sono arrivate anche altre occasioni in ripartenza soprattutto dopo i cambi di Jorge Jesus. Cambi che hanno messo in difficoltà anche David Luiz, grande ex di questa serata surreale, in cui ha rincontrato l’allenatore che lo ha lanciato nella sua carriera poi fatta di maglie di grande spessore.

La partita è finita 1-1, col rigore di Pizzi e il pari di Saka, pesantissimo, perché conta come gol in trasferta nella serata in cui nessuno in realtà ha giocato in casa. Al termine della gara le note della canzone Ser Benfiquista, ultimi rintocchi portoghesi di questa notte romana, prima di far tornare tutto verso la normalità, almeno quella contemporanea. Il Benfica a Lisbona, l’Arsenal a Londra. E la speranza che l’Olimpico possa tornare a ospitare queste partite internazionali di nuovo come sede di una finale e non come soggiorno d’emergenza durante una crisi.

Simone Gamberini

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