Sarebbe troppo
facile ripetere l’ormai canonica frase “il Gallo ha cantato”.
Perché Sampdoria-Torino nasconde al suo interno molto, molto di più.
Con Belotti protagonista. Lui sorride a fine partita, come un tempo.
Perché come un tempo è tornato a segnare. Da un anno e mezzo
(aprile 2017, contro il Cagliari) gli mancava la rete di testa, da
qualche mese invece la gioia di esultare più di una volta in novanta minuti (tripletta contro il Crotone nell’aprile 2018, l’unica
gara in cui ha segnato più di un gol nello scorso campionato).
“Mancava a me”, dice, “ma mancava sicuramente di più al Toro”.
Ammette senza mezzi termini.
È arrivato a quota
4 in stagione e la sua doppietta (tra l’altro con una rete su
rigore: quest’anno ne ha realizzati due su due) è servita per
trovare una vittoria da Europa. “Non ne parliamo” dribbla subito
Belotti a Sky, “ma siamo orgogliosi di questi tre punti e di quanto
fatto finora. Dobbiamo sempre cercare di migliorare”.
Anche perché il suo
Torino è sembrato in netta crescita e dopo due partite chiuse con
l’amaro in bocca, è arrivato un successo largo. Divertente per i
tifosi del Toro, meno per quelli della Sampdoria. Non a caso dopo il
temporaneo 3-0, il Ferraris si è ammutolito e a sentirsi erano
principalmente gli ospiti. Che hanno esultato anche per il rigore
parato di Sirigu (gioia effimera, ma non per il Fantacalcio…) e per
la prima rete di Izzo: la prima rete nel Toro arriva nella sua Genova
in un derby tutto personale. Vinto.
Ma oggi era la
partita di Belotti. Del Gallo che, banalità a parte, è proprio
tornato a cantare. Gli serviva la tranquillità, che con Mazzarri pensa di aver trovato. “Ha sempre per me una bella parola“, ricorda, non spaventandosi se proprio il suo allenatore lo ha accostato a Cavani: “È tra i più forti al mondo, magari ripercorrere quello che ha fatto lui“. Tre allenatori diversi al Torino, tre compiti diversi per lui in campo. Ma contro la Sampdoria si è rivisto
quell’attaccante che aveva conquistato la fascia di capitano, le
copertine di tanti giornali e la Nazionale. “Ci sono rimasto male
per la mancata convocazione” ha detto. Mancini è lì che lo
aspetta a braccia aperte.
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