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Re Remco torna a casa: l’Anderlecht riabbraccia il suo campione

In occasione della partita casalinga di Pro League (la Serie A belga) contro lo Zulte Waregem, in programma domani, domenica 5 dicembre, l’Anderlecht potrà riabbracciare un suo ex giocatoreche non è esattamente come tutti gli altri

Il suo nome è Remco Evenepoel, e di professione oggi fa il ciclista. E che ciclista: a solo 21 anni ha già vinto una classica (quella di San Sebastiàn) e si è già laureato campione d’Europa e vicecampione mondiale a cronometro. Sarà lui, domani, a dare avvio al match, dando il calcio d’inizio ufficiale, come annunciato stamani. 

 

 

Dalla fascia alla ruota

Re Remco, com’è stato ribattezzato il “nuovo Merckx” (etichetta impegnativa, specie in Belgio…), ha un passato, anche piuttosto recente, con la palla fra i piedi, e a ottimi livelli. Fino al 2017 era un terzino sinistro, mancino, molto veloce e resistente (come dimostrò correndo, senza preparazione, una maratona in appena 1h e 16’…). Primi passi proprio nelle giovanili dell’Anderlecht, poi un passaggio in Olanda, al PSV Eindhoven, e infine anche un’esperienza nella massima serie belga, al Mechelen (ex Malines). 

Il ritiro

Proprio quando si affaccia ai massimi livelli, Remco dice basta: “Non mi divertivo più a giocare a calcio. E poi sono alto poco più di 1,70 e peso circa 65 kg: non avrei retto“, avrebbe dichiarato in seguito. E dire che aveva anche fatto in tempo a diventare capitano della nazionale belga U17, in forza di un carattere e di una personalità piuttosto spiccate. “Oggi è il ciclismo il mio sport preferito“, assicura. Eppure, i riferimenti al mondo del calcio, nella sua pur breve carriera, non sono mai mancati: per esempio, il gesto del “GOAT” (“Il migliore di tutti i tempi”), tipico di Cristiano Ronaldo, con cui ha festeggiato il titolo di campione mondiale juniores su strada. Ma Evenepoel ha deciso di imitare Cristiano pedalando su due ruote, anziché correndo dietro a un pallone da calcio. 

 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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