È stato l’anno di Alessandro Bastoni. Soltanto ventidue anni e già protagonista nella nazionale campione d’Europa e nell’Inter campione d’Italia. Il suo è un percorso iniziato da bambino, ma non dimentica i sacrifici della sua famiglia: “Mio padre mi ha insegnato a non mollare. Per anni mi ha accompagnato da Cremona a Zingonia e ritorno, 130 chilometri senza mai farmelo pesare. Se fossi nato in un’altra famiglia, oggi forse, farei un altro mestiere”, racconta a La Repubblica.
Ora c’è l’Inter di cui Bastoni è diventato uno dei calciatori fondamentali: “È bello avere lo scudetto sul petto, proveremo in tutti i modi a tenercelo. Poi c’è la Champions”. Per fare così bene bisogna anche imparare a divertirsi: “Inzaghi ci ha dato la libertà che permette di ricordarci che il calcio è un gioco. Tranne quando perdi”.
Il difensore nerazzurro, nel suo percorso, ha incontrato allenatori diversi, ma in alcuni aspetti molto simili fra di loro: “Metto Gasperini con Conte e Mancini con Inzaghi. I primi due sono sempre sul pezzo. Inzaghi e Mancini, oltre al fortissimo impegno, curano il contatto umano. Il risultato è che sei più rilassato nei momenti cruciali”.
Bastoni, infine, si sofferma sui prossimi impegni dell’Italia validi per la qualificazione al prossimo Mondiale. Sulla possibilità di non qualificarsi, il difensore non ha dubbi: “Non è nell’anticamera del nostro cervello. Siamo campioni d’Europa in carica, dobbiamo farcela”.
L’INTERVISTA INTEGRALE SU LA REPUBBLICA DI OGGI
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