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Bassey, primo gol “italiano” dell’Ajax: da Aosta all’emozione della prima in Champions

Due mani tese, una preghiera pronunciata a bassa voce; gli occhi chiusi, la bocca che accenna una smorfia, alla prima nota. Poi il segno della croce, gli occhi che si aprono a completare quel sorriso appena accennato fino a un attimo prima. “These are the Champions“. Un lungo sospiro.

Calvin Bassey aveva pre-visto quel momento, lo aveva già vissuto nella sua testa. Aveva ripensato a quella melodia chissà quante volte, l’aveva canticchiata, l’aveva ascoltata e riascoltata su YouTube. Lo aveva fatto di sicuro nella notte di Siviglia, prima della finale di Europa League poi persa dai Rangers contro l’Eintracht Francoforte. Ma sentirla dal campo, in uno stadio pieno, è tutta un’altra cosa. Lo dice quell’espressione immortalata prima di Ajax-Rangers in un video che ha fatto decine di migliaia di visualizzazioni. Il punto d’arrivo di un percorso cominciato … ad Aosta

 

 

Ajax, la storia di Calvin Bassey

Sì, perché Calvin è nato in Italia nel 1999. I genitori, nigeriani, ci si erano trasferiti momentaneamente, e vi diedero alla luce il loro primogenito. All’anagrafe Calvin fa Ughelumba, il cognome del padre, poi rinnegato dopo la separazione dei genitori. “La madre gli ha fatto un lavaggio del cervello“, avrebbe dichiarato il padre Kingsley dopo i primi successi di Calvin. Il quale però con mamma Ebere ci è cresciuto, in quell’Inghilterra che lo ha visto dare i primi calci al pallone. E che nel 2015, a 16 anni, gli offre la prima grande opportunità della carriera, il Leicester. Dopo neanche un anno, il 7 maggio 2016, Andrea Bocelli e Claudio Ranieri sono uno fianco all’altro sul podio del King Power Stadium. Calvin è lì, ad ascoltare la versione inglese di “Nessun dorma“. Parole che saranno risuonate nella sua mente per anni, cariche di significato, al di là delle poche reminescenze di italiano ancora nitide. 

 

 

Dai Rangers all’Ajax

Eppure l’esordio in prima squadra con le Foxes non arriverà mai. Anzi: nel 2020 a Calvin dicono che non è pronto per la Premier League, che deve andarsene. Si trasferisce ai Rangers, dove comincia ad affinare le proprie caratteristiche: potenza fisica, esplosività, duttilità (può fare sia il centrale di difesa che il terzino), coraggio nella conduzione di palla. In due anni mette insieme 65 presenze e un gol. Fino alla finale di Siviglia. A quel rigore di Santos Borré che fa piangere gli scozzesi. 

Le critiche contro il Napoli e il primo gol in Olanda

Bassey ha capito che è venuto il momento di cambiare aria, accettando l’offerta dell’Ajax. È il momento di una svolta, di un nuovo capitolo. Questa volta Calvin non è un illustre sconosciuto, non è più un ragazzino qualunque, ma è diventato il secondo acquisto più costoso della storia del club, il sostituto designato di Lisandro Martinez, andato al Manchester United. L’esordio in Champions, per uno scherzo del destino, è proprio contro i Rangers. Una settimana dopo, ad Anfield, contro il Liverpool, è tra i migliori al cospetto di Salah, Jota e Diaz. Poi arriva il Napoli, contro cui Calvin fa vedere il lato oscuro del suo talento: l’esuberanza, l’eccesso di sicurezza, la tendenza a tenere bassa la soglia dell’attenzione. La stampa olandese lo mette nel mirino: è lui il capro espiatorio dell’1-6 dell’Amsterdam Arena. 

 

 

Bastano pochi giorni per rifarsi: sabato, contro il Volendam, Bassey ha segnato il suo primo gol in maglia Ajax, un colpo di testa che vale il momentaneo 2-0 contro il Volendam. Eppure lui, che come racconta il suo allenatore Shreuder, in allenamento contagia i compagni con la sua allegria, quasi non esulta nemmeno, per quello che è appena il suo secondo gol da professionista: la sconfitta di mercoledì è ancora troppo fresca, troppo bruciante. 

Dopo l’esordio in Champions, Bassey aveva parlato di “un’esperienza straniante“, riferendosi a quei secondi prima della partita, quelli dell’inno. “Mi sembrava di guardare me stesso da fuori, solo dopo mi sono reso conto che ero davvero io su quel campo, a fare quelle cose“. Avrebbe voluto sentirne un altro di inno, fra poco più di un mese, ed emozionarsi altrettanto, se non di più. Ha optato infatti per la nazionale nigeriana, che però non si è qualificata ai Mondiali in Qatar. Ha preferito le Super Eagles all’Italia. Le ha scelte non perché ispirato da una maga, come il compagno Balogun, ma per riconoscenza e amore della madre. Intanto Calvin è diventato il primo giocatore nato in Italia a segnare un gol con la maglia dell’Ajax. Se fino a due anni fa non avevi mai giocato fra i professionisti, è un buon motivo per sorridere

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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