Tra ricordi affascinanti, presente e un futuro tutto da scoprire. Dalle pagine de La Gazzetta dello Sport Edgar Barreto, centrocampista della Sampdoria, ha raccontato la sua esperienza in blucerchiato, ma non solo. Sì, perché il centrocampista paraguaiano ha raccontato un curioso retroscena riguardante la sua giovinezza in Sudamerica: “C’è stato un periodo, non ci crederete mai , in cui sono stato Lombardo. Sì, proprio Attilio, la fantastica ala della Samp. In Paraguay, quando ero piccolo, in televisione si vedevano solo i campionati spagnolo e italiano. Era il periodo d’oro della Sampdoria, quella dello scudetto. Io ne ero affascinato. Quando giocavamo con gli amici io stavo sempre nella Sampdoria ed ero Lombardo, non so perché, non me lo ricordo. Mio fratello era Pagliuca. Ci ho pensato spesso, in questi anni in Italia ogni volta in cui l’ho visto. Purtroppo, però, non l’ho mai conosciuto bene”.
Poi, Barreto passa al presente: “Giampaolo dice che gioco perché so stare sempre dentro la partita? A me sembra un bel complimento. Ma il più bello è il fatto che mi tenga sempre in campo. Vuol dire che do qualcosa alla squadra. Fuori rosa in estate? Questo è il calcio, a volte sei fuori da un progetto, poi con dedizione riesci a trovare spazio. Se volete è anche bello. L’ho sopportato allenandomi ogni giorno al 100%. E’ stato il filo conduttore della mia carriera e non mi sono fatto abbattere dalle situazioni. Dieci giorni prima di andare in ritiro avevo già fatto, da solo, la mia preparazione personale. Al momento giusto mi sono fatto trovare pronto. Giampaolo mi ha conquistato. Il suo calcio è diverso da tutti quelli che avevo conosciuto prima, con la difesa alta, che non fa il fuorigioco ma che mette spesso in fuorigioco gli altri, con gli esercizi ad alta intensità, che ti fanno giocare spesso a memoria. Con lui gli allenamenti sono divertimento, non stress. Qui ci sono tanti ragazzi con un futuro importante, penso a Linetty, a Praet, ma potrei dire molti nomi. Quando mi siedo a bere un mate con Torreira è un momento importante, mi fa sentire a casa. Le punizioni? Ho smesso quando sono arrivato a Palermo, lì c’era il Dio delle punizioni: Miccoli, un grande. Qui Muriel le tira molto bene, avete visto che gol ha fatto con la Roma? No, io non mi candido più, ho già troppo da fare a correre e a pensare come stare dentro alla partita“.
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