Alla prima in maglia biancorossa si era presentato subito con il gol e con un inchino rivolto a tutti i tifosi del Bari. Chapeau: il perfetto biglietto da visita per chi rappresenta il punto d’incontro tra la galanteria francese e le umili radici da nativo della Boulonnais, la regione che affaccia sulla Manica. Per Aurélien Scheidler, però, i due mesi successivi a quella rete contro il Brescia non sono stati facili, tra il digiuno da gol e le mancate vittorie del Bari. La svolta è arrivata a Cittadella, dove i biancorossi hanno ritrovato la stessa brillantezza fatta intravedere a inizio anno, ottenendo il successo dopo due mesi e la prima rete da titolare del francese, arricchita da un assist, un’importante prestazione personale e quella risposta – più agonistica che rancorosa – a qualche fischio arrivato dagli spalti del San Nicola alcuni giorni prima.
I suoi connazionali francesi lo definirebbero “la Cerise Sur Le Gateau”. In estate l’attaccante classe 1998 ha rappresentato allo stesso tempo la ciliegina sulla torta del Bari – arrivando il 1 settembre come ultimo colpo del calciomercato italiano – e il dessert principale, visto l’investimento da circa 1.6 milioni, il più oneroso del Bari nei 4 anni targati De Laurentiis. Adesso, però, i tifosi baresi vogliono continuare a gustare ogni fetta di questo dolce da prima pâtisserie.
Nonostante l’assenza di Cheddira gli stia consentendo di ritagliarsi sempre più spazio nell’attacco biancorosso, Scheidler rappresenta un profilo ancora da scoprire per i tifosi baresi. Ma c’è chi sul campo ha imparato a conoscerlo meglio di tutti. Si tratta dell’allenatore Didier Ollé-Nicolle, che nel 2019, ai tempi dell’Orléans, decise di promuoverlo in prima squadra, fino a portarlo in due anni al suo exploit nel calcio professionistico. “Aurélien aveva buone potenzialità, era un giocatore atletico nonostante l’altezza – ha dichiarato Ollé-Nicolle ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Doveva rendersi conto di non accontentarsi di ciò che funzionava nella squadra B. Aveva già questa attrazione per il gol, in area di rigore era molto efficiente”.
Per un allenatore, però, crescere un giovane calciatore da mentore significa saper usare sia il bastone che la carota: “Abbiamo avuto un buon rapporto, ma anche una relazione ‘forte’. Un giorno in cui brontolava gli dissi che avrebbe potuto continuare a lamentarsi con la squadra B, stando lontano da me. Il weekend successivo segnò 2 gol e chiarimmo: è quello che ti aspetti da un centravanti”.
Otto partite e due gol non sono abbastanza per inquadrare al meglio un attaccante che deve ancora ritagliarsi il suo spazio nel panorama italiano. Didier Ollé-Nicolle, però, sembra essere d’accordo con la definizione tecnica che gli ha attribuito il Direttore Sportivo del Bari: “Come ha rimarcato Polito, è più un attaccante completo che atipico, perché partecipa alla partita, è bravo nell’uno contro uno e abbastanza veloce sui primi appoggi. Ma ha ancora molto margine di miglioramento, non deve pensare di essere arrivato. Penso che riuscirà a farsi valere in Serie B come ha fatto in Ligue 2, a condizione che rimanga calmo e che lavori sempre di più. Il suo potenziale da centravanti gli permetterà di “prendere a pugni” le solide difese italiane”.
Per un club neopromosso come il Bari, un investimento da quasi 2 milioni deve anche dare i giusti frutti. Riuscirà Scheidler a ripagare la spesa dei biancorossi? “Il futuro ce lo dirà. Ho avuto la possibilità di allenare Mehdi Benatia a Clermont in Ligue 2. Dopo l’Udinese si trasferì alla Roma, poi al Bayern e alla Juventus, ha vinto titoli con club di Champions League. E al tempo non pensavo potesse arrivare a un livello simile. Allora… può accadere lo stesso”.
Fin qui Scheidler ha avuto la possibilità di duettare con ogni attaccante del Bari. Salcedo, Antenucci, Cheddira e… Folorunsho, utilizzato da Mignani come compagno di reparto del francese contro il Cittadella. Ma chi può essere il suo partner ideale? “Deve rispettare gli altri. Ha uno stile che gli permette di giocare con tutti: sia girando intorno a un finalizzatore d’area di rigore, sia facendo da perno per un attaccante più dinamico. Ma soprattutto deve avere pazienza se non dovesse partire come titolare”.
Volontà, umiltà e “agonisme“. Per Didier Ollé-Nicolle, sono queste le principali sfide di Scheidler. I gap culturali, invece, sono scogli da mettere in secondo piano: “La lingua non è un grosso problema. Francese e italiano sono molto simili, due culture mediterranee, e quando sei intelligente e vuoi avere successo, il calcio è una lingua universale. Mi sono allenato in Svizzera e a Cipro con 15 nazionalità diverse e ci siamo qualificati per l’Europa League. Sta a lui fare lo sforzo di capire e comunicare velocemente, e andrà tutto bene!”.
“Ci tengo a sottolineare a tifosi e allenatore che è un attaccante completo e un bravo ragazzo. Ad Aurélien invece dico: se riesci a ritagliarti un ruolo importante col Bari all’interno del club e in campionato… allora verrò con piacere a vederti giocare una partita!”. L’autoinvito di Didier Ollé-Nicolle è uno sguardo a un futuro di speranza per i biancorossi e lo stesso Scheidler, con la consapevolezza che, come dicono in questo periodo dalle sue parti, “impossible n’est pas français”.
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