“Chiamatemi diversamente giovane“. Lo dice sorridendo Fabrizio Castori, con quel fare sornione di chi ha vissuto la sua 519esima panchina in Serie B. E lo ha fatto vincendo sul campo della squadra che al fischio d’inizio era – con Genoa e Frosinone – sul podio delle formazioni meno sconfitte in stagione in Serie B. L’ha fatta grossa il suo Perugia. Passato con merito al San Nicola, un 2-0 costruito nel primo tempo e concretizzato nel secondo. “Vecchio non mi ci sento per niente – rimarca Castori – il nostro modo di giocare richiede grande dispendio di risorse fisiche ma paga, questi risultati ci fanno tornare in vita, non siamo salvi ma siamo vivi e in lotta. A Benevento e col Palermo abbiamo giocato partitoni, abbiamo dato spettacolo e ti chiedi come hai fatto a pareggiare“. Mantra di chi è tornato in sella a metà ottobre dopo l’esonero di un mese prima, quando al suo posto fu scelto Silvio Baldini.
Quei punti lasciati per strada con Benevento, Palermo “e a Parma dove abbiamo perso per due prodezze“, sono stati recuperati con gli interessi nel pomeriggio di Bari. Avversario battuto 7 volte su 14 in carriera, che evidentemente a Castori porta bene. Ad aprile 2015, quando allenava il Carpi, un pareggio senza reti al Cabassi proprio contro i pugliesi gli valse una storica promozione in A. Questa volta al San Nicola il Perugia conquista tre punti d’oro in chiave salvezza, in una giornata in cui muovono la classifica anche Venezia e Cosenza. A griffarli le firme che non ti aspetti. Già, perché Giuseppe Di Serio ne fa due in cinque minuti. La doppietta segnata tra il 75′ (colpo di testa in area su cross di Casasola) e l’80’ (fuga, dribbling su Vicari e tocco di punta alle spalle di Caprile) raddoppia i centri in campionato dell’ex Benevento, subentrato al 64′ a Di Carmine e on fire nel 2023. Aveva già fatto male al Palermo nel 3-3 del Curi di due settimane fa. “L’ho messo al momento opportuno, quando Di Carmine aveva speso tutto” dirà Castori. “Non esiste che un giocatore possa entrare se non mi ha dimostrato di avere la forma e la mentalità per farlo. Facendo giocare sempre gli stessi mi darei la zappa sui piedi da solo“. Parola di un allenatore “diversamente giovane” che ha imbrigliato l’avversario. Cambiandone cinque dal primo minuto rispetto al ko di Parma.
Se Perugia ride, Bari piange. Perché arriva il secondo ko di fila dopo quello contro il Palermo, entrambi senza segnare, perché le assenze di Cheddira e Maita (last minute, problema intestinale) pesano tanto. Forse troppo. Perché i punti ottenuti nelle ultime cinque partite sono quattro. “Siamo in crisi di risultati, non di gioco” evidenzia nel post partita capitan Valerio Di Cesare, commentando anche i fischi – coperti poi dagli applausi – provenienti dagli spalti.
Come mai al San Nicola era accaduto in stagione. “Abbiamo preso dei fischi che abbiamo meritato – aggiunge il difensore- ma non dimentichiamo da dove siamo venuti e non facciamo l’errore di buttarci giù. Siamo quinti in classifica, non siamo mai usciti dai playoff da quando la stagione è iniziata giochiamo ogni partita per vincerla“. Impresa riuscita però solo tre volte nelle ultime 14 giornate di campionato. Tanto da condurre al sorpasso del Südtirol in quarta posizione e all’arrivo di Cagliari e Ternana a un solo punto di distanza da Antenucci e compagni. “Il Perugia ha fatto meglio di noi – ammetterà Mignani – nel primo tempo la partita era in equilibrio, ce la siamo giocata. Il secondo non è stato all’altezza: abbiamo perso campo e concesso un paio di occasioni“. Alla vigilia Mignani aveva messo in guardia dal Perugia e in particolare da Castori: era stato buon profeta, anche se avrebbe evitato volentieri di esserlo.
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