Dopo il primo allenamento, è tempo di presentazioni per Pasquale Marino, nuovo allenatore del Bari. Insieme a lui in conferenza stampa c’è anche il direttore sportivo Ciro Polito, suo ex allievo ai tempi del Catania, quando era proprio l’allenatore di Marsala a sedersi sulla panchina rossazzurra. Adesso i due lavoreranno in sinergia per i colori biancorossi.
Il primo a prendere parola è il ds del club, che esordisce salutando Mignani: “Sapete bene il rapporto che avevo col mister. Vi posso garantire che la scelta di cambiarlo è stata una delle più difficili da quando faccio il direttore. Sono stato insieme alla società uno di quelli che ha creduto in lui, quando non ci credeva nessuno. Ho voluto insieme a lui e la società continuare con lui nonostante la grande batosta. La domanda che la gente si fa è ‘come mai dopo due mesi mandarlo via?’, visto che tutto sommato non abbiamo un quadro disastroso. Ma quando parlai con lui gli dissi che sarebbe stato un anno diverso. Ci siamo presi gli applausi per due anni e adesso bisogna affrontare il percorso con un altro piglio. Qualcosa non è andata come volevo ma mi assumo tutte le responsabilità. La scelta di anticipare un esonero nonostante non venissimo da 2-3 sconfitte è perchè non vedevo in lui un futuro come volevo io. Ci abbiamo provato. Se non avessimo avuto la sosta gli avrei dato altre opportunità, ma volevo dare al nuovo mister 14 giorni per lavorare. Ringrazio pubblicamente Mignani, spero che la scelta che ho fatto non sia sbagliata, ma sono qui per prendermi le responsabilità“.
E poi il ds biancorosso parla di Marino: “La scelta di chiamarlo mi riempie di orgoglio. L’ho avuto per due anni e conosco un po’ tutto di lui. Ho sentito qualsiasi cosa su di lui. Ma lui ha una storia e questa non si cancella. La squadra ha bisogno di concetti diversi e ho voluto portare un allenatore che insegna calcio. E’ stato detto che da due anni non allena, ma hanno visto male il curriculum. Si è preso un anno sabbatico a 60 anni. Questo è il mio futuro e il mio mestiere. Da qui deve nascere il futuro per i miei figli e i miei nipoti, se non avessi avuto fiducia in lui non gli avrei dato quest’opportunità. Io e lui ci giochiamo il nostro futuro. A Crotone è stato esonerato dopo 7 partite ma sono state le migliori 7 partite di quella stagione. Io sui principi umani sbaglio raramente”.
E ancora, sulle modalità di esonero di Mignani: “E’ stato detto che ho avvisato Mignani in videochiamata. Non abbiamo avuto la possibilità di stare insieme fisicamente, lui non era a Bari ma a Siena. Io volevo guardarlo negli occhi, per spiegargli in poche parole cosa penso. E’ stata la scelta più dolorosa che ho dovuto fare, ma per il Bari penso sia stata la scelta giusta”.
Poi tocca a Marino prendere parola, analizzando il momento della squadra: “Le cose non stavano andando bene, quando si sostituisce un allenatore che ha fatto un percorso importante le responsabilità aumentano. Tutto ciò che sta accadendo è fisiologico. Quando si arriva a una manciata di secondi dalla promozione rimangono scorie. Chi arriva si immedesima nel momento. Mi è capitato di allenare squadre retrocesse, è difficile metterli nella strada giusta. Il Bari è in una situazione peggiore. I giocatori non hanno espresso il massimo delle loro potenzialità. Devo dare dei concetti ben delineati che ho già sfruttato nelle mie altre squadre, a seconda dell’organico che abbiamo a disposizione, in questo caso molto importante”.
Marino avrà a disposizione i giocatori giusti per esprimere la sua idea di calcio? “Penso di sì, altrimenti non avrei accettato. Sono arrivato a un’età in cui posso scegliere qualsiasi cosa. L’anno scorso quello che mi era stato proposto non mi dava l’opportunità di divertirmi. Quest’organico può giocare 4-3-3 come anche con la difesa a 3. Gli esterni sanno giocare bene a piede invertito. Abbiamo tante soluzioni”.
Polito è poi tornato sulla decisione dell’esonero e sulle sue responsabilità: “Fino a giugno ero il Papa, ma il calcio mette sempre davanti a esperienze nuove. Io non mi cullo, vado avanti per la mia strada e metto sempre la faccia. Se ho fatto una scelta, c’è un motivo. Non siamo disastrati, però secondo me la squadra di oggi aveva bisogno di concetti diversi. Ho visto la squadra regredire. Ho pensato ‘se fosse entrato il palo di Antiste avremmo perso e lo avrei esonerato. Perchè un palo mi deve far cambiare idea?’. Io pretendo un tipo di calcio diverso. Se sarà scelta giusta o sbagliata, sarà il campo a parlare. Il mercato? Io vi dico una cosa a cuore aperto: potevo andare via, ma sono cocciuto e ho deciso di rimanere anche con le difficoltà. Io sento questa città come mia. Però vedo un attacco frontale dal primo giorno, su soldi e investimenti. Io penso di avere una squadra forte, poi a fine campionato tireremo una linea e vedremo quello che ci siamo meritati. Se saremo sotto le mie aspettative, sarò pronto a fare un passo indietro. Ora cerchiamo di portare un po’ positività e far lavorare l’allenatore. Molti criticano Edjouma, ma mica lo abbiamo pagato 10 milioni di euro. Se sarà stata una mossa sbagliata, ce ne sono altri”.
E Marino parla ancora delle sue idee di gioco da adottare col Bari: “Quando allenavo il Frosinone c’erano Ciofani e Dionisi, a loro piaceva giocare vicini. Non è che per fare il 4-3-3 li spostavo mettendoli sulla fascia. Cerco sempre di far rendere al meglio i giocatori che abbiamo in organico. Mi piace fare un calcio aggressivo, cerco di svilupparlo bene, far palleggiare i giocatori. Non dico che il Bari non avesse questo piglio, ma io voglio dare il mio”.
Poi parla di quello che è lo scetticismo dei tifosi: “Capisco che nell’ambiente c’è un po’ di delusione per il momento. E che magari si aspettavano un nuovo allenatore che aveva vinto 3-4 campionati, ma alla fine avrebbe dovuto comunque fare il meglio per il Bari. E lo stesso farò io”.
Interviene anche Polito, parlando della rosa che aveva a disposizione Mignani e dell’umore della tifoseria: “Si è voltata pagina in una maniera troppo repentina. Io quando faccio una squadra, l’allenatore è presente con me. Io li prendo e li sceglo anche in base alle caratteristiche. Poi se non abbiamo il Folorunsho di turno ma abbiamo un giocatore di qualità in più, allora va sfruttato. Frabotta ha fatto il suo, gli ho detto che pretendo di più. Però non è che gli altri hanno Roberto Carlos sulle fasce. Aramu viene dal Genoa, mica stava a casa”.
Marino parla poi di quello che sarà il suo approccio con la squadra: “Ho parlato con qualche ragazzo e percepisco questa delusione. Anche io ho vissuto qualche momento del genere. Nonostante io abbia qualche capello bianco, ho sempre cercato di far lavorare in una certa maniera i miei giocatori. I ragazzi si sono trovati quasi tutti bene con me. Rispetto a quando giocavo io, i calciatori ora sono più competenti. Cerco di farli divertire, il Bari deve essere una squadra sbarazzina e con la mente libera”.
E sul rapporto con De Zerbi… “Tanti che ho allenato hanno intrapreso una carriera in panchina. Tutti provano a fare un gioco propositivo. De Zerbi è sempre stato istintivo. Mi confronto con tutti, con lui il rapporto è diverso: con me ha fatto qualcosa come 110 partite. Si cresce anche con il confronto, quando uno è geniale come lui mi piace. Quando parliamo mi si scarica il telefono. Mezzini lo ha seguito negli allenamenti, c’è sempre voglia di migliorarsi”.
Torna poi la parola a Polito. Prima parla dell’arrivo di Marino a Bari: “Quando siamo arrivati ieri mattina, ha preso un foglio A4 e si è scritto tutti i giocatori per ruolo e i nomi. Ho conosciuto allenatori che dopo due settimane non conoscevano i nomi. Lui nella notte si è studiato tutto ed è arrivato preparato. Lui è il papà dei miei allenatori”. Poi si concentra su Edjouma, fin qui un flop per la squadra: “Quando ha giocato col Catanzaro ho pensato di aver preso il fratello. Mi sono preoccupato. Gli ho detto che non me lo aspettavo, ha sbagliato tutti i passaggi. Italia o Romania, il calcio è lo stesso”.
E rivela anche il nome dell’attaccante che avrebbe voluto comprare dal mercato svincolati: “Sull’attaccante ne avevo solo uno in testa, ma non c’è stato verso. Il mister X che avevo in mente era Simone Zaza. L’avevo incontrato, mi sentivo pronto per dargli una possibilità. In 20 giorni avevo messo in piedi la trattativa, però non c’è stato modo di chiuderla. A gennaio in base alle esigenze dell’allenatore provvederemo”.
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