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Bari, il bilancio di Sogliano: “Cancellerei gli ultimi due mesi con un colpo di spugna. Adesso vorrei un allenatore con le idee chiare”

“E’ stato un campionato strano: nel corso degli ultimi due mesi abbiamo fatto male. La colpa però è solo nostra“. A campionato concluso e fresco di conferma per la prossima stagione, il direttore sportivo del Bari, Sean Sogliano, traccia bilanci e fissa gli obiettivi per la rosa che verrà: senza Stefano Colantuono, il cui contratto non è stato rinnovato, ma con una guida tecnica da scegliere secondo tre punti chiave. “Idee chiare, identità di gioco e voglia di stare a Bari – spiega il ds – per un allenatore, Bari è un banco di prova importante. Si è spesso sotto giudizio, ma un professionista deve scegliere di venire qui. Vorrei trovare un allenatore che abbia idee chiare e identità ben precisa, per trasmettere ai calciatori un gioco”.

Due allenatori, 53 punti e l’ottavo posto sfuggito a due giornate dal termine: l’annata del Bari si sintetizza così. Progetti ambiziosi, smentiti dalle ultime nove giornate, dove la rosa biancorossa ha totalizzato appena 6 punti. “Perchè abbiamo staccato la spina? Se avessimo la risposta, saremmo intervenuti a stagione in corso. Non nego che sia accaduto, abbiamo avuto una serie di infortuni: non può però essere una scusante sufficiente. Siamo arrivati cotti a livello nervoso nella fase finale del campionato. Sono convinto che questa squadra fosse in grado di arrivare nelle prime 8 – la sicurezza di Sogliano – se oggi guardiamo alle quattro finaliste dei playoff, noi le abbiamo battute tutte e quatro. Colantuono e Stellone? Nel calcio si vince in tanti e si perde in pochi. Uno di quelli che perde è sempre il direttore sportivo. Io e Colantuono non abbiamo avuto alcun problema. E nemmeno abbiamo mai pensato di mandarlo via: inizialmente ci ha dato una grande mano, mentre nella fase finale del campionato non sono andate bene delle cose, e lui lo sa. Cortocircuito squadra-Colantuono? In maniera manifesta no, ma se c’è stato è stato a livello involontario. Le cose che devo dire le dico in faccia a una persona, con Stellone l’ho sempre fatto. Ha detto una cosa giusta: che abbiamo una mentalità completamente diversa. E di questo sono felice. Sarò un pazzo, ma per me il lavoro viene sempre al primo posto, dalla mattina alla sera penso al Bari”.

Assumersi responsabilità è la parola d’ordine per Sogliano: “Nella mia vita ho sempre cercato di raggiungere sogni ed obiettivi, e ci sono riuscito diverse volte. Io ci ho sempre messo la faccia, alla pari del presidente”. La missione è chiara: “Non rimango perchè ho un contratto, la mia storia parla per me: sono sempre andato via anche quando avevo dei legami contrattuali. Ho deciso di restare a Bari perchè voglio ricostruire. Lo faccio perchè sono felice di questo e sono convinto che il lavoro porta sempre dei risultati”.

41 calciatori impiegati in stagione: il percorso del Bari è anche qui, con un calciomercato invernale che ha rivoluzionato l’organico, con 10 arrivi. “Rimpianti? Capitano spesso quando compri tanti calciatori. Ci sono stati calciatori che si sono rivelati inadatti a un ambiente o una categoria come questa, altri che hanno reso meno delle attese. Nessuno mi ha tradito, ma non mi era mai capitato di vivere un periodo così lungo in cui la squadra non ha manifestato reazione”.

Fari spenti e spensieratezza in campo, dove si dovrà vedere “un Bari propositivo”: la ricetta di Sogliano per la stagione 2017/2018 è delineata. Prima occorrerà scegliere l’allenatore, “poi i giocatori: diversi hanno mercato”. Il budget: “Non è un problema. Sono abituato a lavorare con quello che si può mettere a disposizione, ma quella che abbiamo messo alle spalle non è stata una stagione da o la va o la spacca. Non siamo certo in mezzo a una strada, tutti i calciatori che sono arrivati sono stati all’interno del budget”. Si ripartirà dai giovani (“Quando ne vedo di bravi, mi aumenta la voglia di fare questo lavoro”), ma anche dall’esperienza di Franco Brienza: “Qualsiasi allenatore di serie B lo vorrebbe in squadra”. Con una certezza e un messaggio alla piazza: “Siamo una società di serie B, dove tutte le squadre possono vincere il campionato. La gente si aspetta tanto da me e lo capisco: oggi non siamo in grado di promettere la serie A, dobbiamo dirlo. Sarei un bugiardo se dicessi questo. Siamo in grado di promettere voglia di lavorare”.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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