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Bari, Henderson si racconta sognando Gerrard: “Qui per un’esperienza di vita, Brienza mi ricorda Scott Brown”

Per conquistare la fiducia dei tifosi del Bari, gli sono bastate sette presenze: dall’esordio del 27 gennaio nel ko interno per 0-4 al San Nicola, dove era stato tra i pochi del gruppo biancorosso a salvarsi per prestazione, fino allo 0-0 di Cittadella, passando per un gol (a Terni, rete di uno scozzese in Italia a 32 anni dall’ultima volta, datata 1986 con Graeme Souness alla Sampdoria), prove convincenti e scarse amicizie con gli avversari (chiedere a Mora dello Spezia e Vido del Cittadella per conferme). Due mesi scarsi per entrare nel cuore della piazza e conquistarsi il titolo di “Braveheart” biancorosso, come attestato anche da un curioso fotomontaggio protagonista di una Instagram Story qualche tempo fa. Da Liam Wallace a Liam Henderson, in campo, il passo è stato breve. E quei 100mila euro e spiccioli versati dal Bari nelle casse del Celtic per portarlo in Italia appaiono già ripagati: “Ho giocato poche partite, ho bisogno di crescere ancora e le scelte dell’allenatore mi stanno premiando ancora – spiega lui alle sue prime parole in biancorosso – perché Bari? Sono stato qui in estate, ho subito gradito la piazza e quando è arrivata la proposta del Bari ho accettato: è un grande club, con tifosi veramente appassionati. E’ un’esperienza di vita oltre che sportiva per me”. A impressionare è la grinta di questo classe 1996, cresciuto nel club di Glasgow e passato anche per Hibernian (32 presenze in campionato nella stagione 2015/2016) e Rosenborg, oltre a 13 apparizioni con la Nazionale Under 21 della Scozia. Sempre a testa alta e senza paura di rischiare la giocata, questa la ricetta di Henderson: “Molti calciatori scozzesi giocano in questo modo: in Scozia cresci in questo modo, abbiamo una forte attitudine a giocare con grinta” spiega lui, rimarcando anche le differenze tra il calcio italiano e quello d’Oltremanica: “Qui c’è molta più tattica e si bada più alla tecnica”.

Dei britannici che l’hanno preceduto in Puglia ricorda solo David Platt (“Ero veramente giovane quando lui giocava ma so qualcosina sul suo conto, è stato un grande calciatore”), mentre del suo allenatore biancorosso Fabio Grosso ha ben chiare le gesta mondiali: “E’ stato un grandissimo giocatore, ha giocato ad altissimi livelli e rappresenta un simbolo. Sono veramente fortunato ad essere allenato da lui”. In campo l’intesa con i compagni è già matura, fuori le frequentazioni più intense sono con “Anderson, Kozak e Tello: ad Andres sto cercando di insegnare l’inglese” scherza Henderson. “In attesa di imparare l’italiano, anche se non è semplice” spiega facendo ammenda. Il modello a Bari è Franco Brienza: ““Probabilmente è il più grande professionista con cui ho avuto a che fare nella mia carriera: ci mette sempre il cento per cento e a 39 anni è in grado di dare un importante esempio per tutti. Ha giocato per anni in Serie A e ogni giorno si mette in discussione. Per approccio alla partita mi ricorda Scott Brown”. La stella polare in mediana, invece, resta “Steven Gerrard”.

Sul rettangolo di gioco pensa solo “a portare avanti il mio lavoro nel miglior modo possibile, mi metto a disposizione della squadra lavorando sempre più duramente giorno per giorno”, fuori dal campo passa il tempo libero “ascoltando musica e bevendo caffè: qui è davvero buono, anche se lo fanno troppo ristretto”. Selfie e autografi sono all’ordine del giorno in città: “Sono tutti così gentili e ti fermano dappertutto, al supermercato come nei negozi: è molto bello” sorride con la gioia di un 22enne che insegue i suoi sogni. Su tutti, la nazionale maggiore della Scozia (“Sarebbe un sogno indosssare quella maglia: spero che il Ct venga a Bari a guardarmi”), ma non parlategli di Serie A: “Non penso alla promozione, ma alla prossima partita contro il Brescia: dobbiamo lavorare giorno per giorno e mai perdere di vista l’obiettivo. Fly down and work hard”. Ricetta semplice e quotidiana per chi di calcio vive in famiglia, tra padre ex calciatore, fratello che studia e gioca a calcio: “Parlo per tutto il tempo di calcio con mio fratello e mio padre: mio fratello più piccolo è passato dal Celtic e siamo tutti degli appassionati. Parliamo delle mie prestazioni e ci confrontiamo”.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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