A giugno 1991 aveva dato l’addio alla maglia del Bari dopo cinque stagioni e 156 presenze per prendere la direzione di Torino, sponda Juventus, e proseguire una carriera che l’ha visto sollevare la Champions League, vestire la fascia di capitano dall’Atalanta e chiudere a 44 anni, con la maglia della Pro Vercelli. Quasi 30 anni dopo, Massimo Carrera è pronto a far ritorno al San Nicola, questa volta da allenatore. Tappa del ritorno in Italia a quattro anni e mezzo dalla separazione con Antonio Conte, che aveva seguito da assistente alla Juventus e in Nazionale. Ripartirà dalla famiglia De Laurentiis, proprietaria di quel Napoli che Carrera aveva sconfitto alla sua prima panchina da allenatore, quella della Juventus: 8 agosto 2012, con Conte squalificato tocca a lui guidare i bianconeri nella finale di Supercoppa Italiana. Più di otto anni dopo, al tavolo con la proprietà De Laurentiis si è seduto per discutere il ritorno a Bari. E in Italia.
Storia di chi sul campo non ha mai avuto paura di mettersi alla prova, giocando in tutti i ruoli della difesa,e che anche in panchina non ha esitato un attimo quando c’è stato da prendere la valigia e partire. L’ha fatto a Mosca con lo Spartak, riportato sul tetto di Russia dopo 16 anni nel 2017 e replicando con la conquista della Supercoppa nazionale la stagione successiva. In Russia ha vissuto la Champions, in Grecia – con l’Aek Atene – ha vissuto l’Europa League fino ai sedicesimi di finale, perdendo una finale della coppa nazionale contro l'Olympiacos.
Esperienze che porterà con se a Bari, dove lo seguirà il vice Gianluca Colonnello e ritroverà un ambiente in cui Carrera ha saputo vincere. L’ha fatto nel 1990 conquistando la Mitropa Cup, trofeo estinto su scala continentale quanto rimasto unico nella bacheca biancorossa. Carrera l’ha festeggiata con una squadra che fa parte della storia del club: c’erano Giovanni Loseto, Emiliano Bigica, Nestor Lorenzo, Antonio Di Gennaro, Gerson, Angelo Terracenere, Joao Paulo. “Era giovane ma sembrava un veterano, con personalità e ottime qualità. Si era integrato bene è ambientato nel gruppo dei baresi, si faceva volere bene – ricorda Carlo Perrone, compagno di squadra di Carrera dal 1987 al 1990 – la sua empatia é fondamentale, quando entri in uno spogliatoio il gruppo conta tanto. Ci sono allenatori autoritari, lui è autorevole e questo è un punto a suo favore. Ha avuto un maestro come Catuzzi, era moderno nell’interpretazione del ruolo di difensore. Era un ragazzo del nord che si è subito ambientato al sud. Un giovane vecchio, direi scherzosamente. Gli auguro davvero tutto il meglio, sono un amico di massimo, amo il Bari e lui ha sempre dimostrato di fare molto bene”.
Di buoni maestri e compagni di viaggio, Carrera ne ha avuti diversi: da Catuzzi a Conte, fino a quel Gian Piero Gasperini che con lui ha condiviso la Primavera del Pescara. A Bari ha messo su la prima fetta di carriera da calciatore, senza più fermarsi "Avrà da fare una corsa contro il tempo, ma mi affido al Carrera uomo – sottolinea Pietro Maiellaro, genio e sregolatezza di quel Bari – in quel gruppo eravamo divisi tra baresi e nordici, ma c’era una splendida armonia. Ora questo Bari deve reagire sul campo, perché anche le critiche arrivate hanno sempre riguardato le partite”. Ventidue quelle giocate in campionato, con 42 punti e un distacco difficile da sanare con la Ternana capolista. La porta dei playoff resta aperta ed è di lì che il Bari vuole tornare in B. Per farlo si affida a Massimo Carrera. L’uomo che ha vinto in Russia e in Italia. E ora prova a farlo dove tutto ha avuto il via. Con un solo chiodo fisso, come spiega nella bio sul suo sito ufficiale: “La mia grande passione sin da piccolo, il campo”.
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