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Lapadula delizia e croce, Antenucci fa 60: Bari-Cagliari, pareggio grandi firme

Gianluca Lapadula apre, Mirco Antenucci chiude. Nel mezzo, 92 minuti di tensione, complice la posta in palio, con il Cagliari a difendere il vantaggio e il Bari a cercare di scardinare l’ordinata muraglia eretta dai sardi davanti alla porta di Radunovic. Un pomeriggio di grandi firme, quello del San Nicola. L’1-1 finale soddisfa maggiormente la squadra di Michele Mignani, che tiene il passo del Südtirol al terzo posto, stacca di un punto la Reggina e continua a mettere pressione al Genoa, secondo a due punti e atteso dalla sfida domenicale sul campo del Modena. “Un punto d’oro” lo definirà l’allenatore barese a fine partita, consapevole di un bicchiere pieno ben oltre la metà viste le premesse del pomeriggio.

Antenucci gelido, il Bari ringrazia: tra i “vecchietti” solo Di Cesare meglio di lui

 

 

Per comprendere fino in fondo Bari-Cagliari occorre partire dall’ultimo fotogramma. Quello che vede Antenucci prendere tra le mani il pallone, posizionarlo sul dischetto e trasformare con un destro a incrociare il calcio di rigore assegnato per il fallo di Makoumbou su Maiello: è il minuto 94, è il gol che vale un punto pesante per il Bari. E porta il lupo di Roccavivara a quota 60 reti in biancorosso: da secondo nella classifica all time, dietro il solo Luigi Bretti, primo e ancora piuttosto lontano. A 38 anni e cinque mesi Antenucci si conferma terzo marcatore più ‘esperto’ del campionato dietro il compagno di squadra Valerio Di Cesare (in classifica fino a gennaio c’era anche Larrivey del Cosenza). Merito di un gol arrivato nel momento più importante della stagione e a dispetto di un minutaggio che non lo sta premiando, come la sola presenza da titolare nelle ultime sette partite ufficiali sta a dimostrare. “Non valuto solo i gol ma è chiaro che per un attaccante sono importanti, proverò ad arrivare in vetta a questa classifica” prometteva a metà novembre. Missione difficile ma non impossibile.

Il pomeriggio di Lapadula: la festa e poi il “rosso”

 

 

Quello di Lapadula è stato invece un pomeriggio agrodolce. Che vale la pena di condensare in due fotogrammi. Il primo è da associare a quanto accade dopo 85 secondi di partita. Mancosu crossa da sinistra godendo di tanta libertà, Vicari a centro area si fa scavalcare dal pallone e il numero 9 rossoblù colpisce alle spalle di Caprile, rimasto a metà strada tra la sua porta e la linea d’accesso all’area piccola. Alla festa si contrappone quella immagine di Lapadula con le mani tra i capelli. Andiamo al minuto 56: rinvio lungo, l’attaccante va a contendere il pallone alto a Vicari ma allarga il braccio. Quel che basta per toccare l’avversario e spingere l’arbitro Massa a estrarre il cartellino giallo. Secondo della partita per Lapadula, che lascia i suoi in 10. Esattamente il numero dei gol totalizzati nel suo campionato. Quello del San Nicola ha rischiato di essere pesantissimo.

Ranieri, che accoglienza al San Nicola

 

 

Perché il Cagliari, in emergenza per le assenze di Altare, Nandez, Viola, Deiola e Pavoletti, è andato davvero a tanto così dal ritorno alla vittoria esterna, quasi un tabù in stagione. Manca dal 10 settembre 2022, 2-0 a Benevento. E quel successo al Vigorito resta un unicum. Più di un girone senza, rendimento che incide e spiega il distacco di sei punti (in attesa sempre del Genoa) dalla promozione diretta. Restano in dote l’imbattibilità al San Nicola – ultima vittoria del Bari sui sardi risale al 2000, 1-0 con rete di Daniel Andersson, e la consapevolezza di aver cambiato marcia con Claudio Ranieri in panchina: 14 i punti in 7 partite. Numeri di un amore, quello fra Ranieri e il Cagliari, che ha fatto un giro immenso. Ci sono voluti 31 anni perché Claudio, nel frattempo divenuto Sir dopo essere stato Tinkerman, tornasse in quella che era diventata una seconda casa, l’isola felice.  Arrivando a 700 panchine in Italia (la prima ad agosto del 1987, in Nola-Campania Puteolana 3-0) traguardo festeggiato nel pomeriggio del San Nicola con gli applausi di un intero stadio ad accoglierlo. “Un grande pubblico” lo ha definito nel post partita. Gli è mancata solo la ciliegina sulla torta, quella vittoria sfumata al 94′.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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