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Bari, Bolzoni è rinato: “Qui con gli insegnamenti di Conte e Mancini”

“Il gol è per mio figlio, quando ho fatto l’ultimo aveva due anni e ora ne ha sei. Vorrei arrivare a quota 4 gol, il mio record in carriera”. Per spiegare la scarsa attitudine di Francesco Bolzoni, una vita da mediano e alla prima volta in D a 29 anni, basterebbe questa dedica, espressa a due giorni dalla rete del provvisorio 2-0 sul campo dell’Igea Virtus, dove il Bari ha fatto poker di vittorie in altrettanti impegni nel girone I di serie D. Non segnava dal 17 maggio 2014, Palermo-Carpi 1-2.

Per risalire con i biancorossi, Bolzoni ha accettato per la prima volta in carriera di salutare il professionismo, rescindendo con lo Spezia e scendendo in Puglia. “C’è un progetto a lungo termine, i ragazzi mi hanno parlato bene della città e di come viene vissuto il calcio qui”. Radici al nord, ma il cuore è passionale come il primo dei meridionali: “L’esperienza nella quale mi sono trovato meglio nel calcio sono i due anni e mezzo a Palermo – assicura – so come si vive il calcio al sud, i tifosi qui sono caldissimi”.

Il sorriso è quello di chi ha messo alle spalle i giorni più complicati, complice un serio infortunio al tendine d’Achille, e ha ripreso anche a vedere la porta avversaria. “E’ stato bello, importante. Non segnavo da tanti anni, anche se è il mio primo gol in serie D per me è stato molto emozionante”. La categoria non conta: messaggio firmato da chi ha nel curriculum 220 partite tra i professionisti, ma a Bari ha trovato “un gruppo bellissimo”. Che festeggia le vittorie con i selfie nello spogliatoio: “Un’idea di Marfella a Messina – racconta Bolzoni – ci è piaciuta e sta portando bene”.

E’ un super professionista, una persona fantastica, per sua fortuna dove non ci arriva con la forza e con la corsa lo fa con la tecnica e la qualità”), Di Cesare, Floriano, Cacioli. Senatori di uno spogliatoio chiamato a risalire presto dalle sabbie mobili della D: “I ragazzi non sbagliano comportamenti nei nostri confronti – ammette il mediano – seguono l’esempio e ti fanno sentire importante. Si stanno muovendo nel migliore dei modi. Chi mi ha colpito? Hamlili, ha ritmo, qualità, mi ha sorpreso: anche Langella e Piovanello sono cresciuti molto”.

Sul campo Bolzoni si ispira a Casemiro, anche se a Baritendo più a impostare. Non mi era mai capitato di avere una marcatura a uomo in carriera, in queste partite è successo”. A non cambiare è invece l’approccio alla partita: “Non ci sono differenze con il calcio pro, io preparo la partita sempre con la stessa tensione. A livello tecnico e fisico mi alleno sempre allo stesso modo”. Merito delle strigliate di Cornacchini (“Il mister poi cerca di darci quello che lui è. E’ un martello, ci fa capire che i cali di tensione possono essere letali”) e degli insegnamenti di Antonio Conte, che lo ha allenato a Siena: “Un maestro, quello che dico sempre è che se l’avessi avuto anche nell’anno di serie A mi avrebbe cambiato la carriera. Anche se all’inizio ti crea qualche difficoltà, se impari a seguirlo al 100 per cento capisci che le cose che ti chiede di fare lui”. Dall’ex ct all’attuale selezionatore il passo è breve. Roberto Mancini lo ha lanciato ai tempi dell’Inter, dove ha vissuto l’esordio in Champions League e conquistato uno scudetto da comprimario: “Gli devo molto, soprattutto all’inizio. Appena poteva mi buttava dentro”.

Bari per Bolzoni è sinonimo di riscatto: “Quando mi sono rotto il tendine, pensavo di poter recuperare in fretta e non è stato così. Prima di tornare a fare il calciatore a tutti gli effetti sono passati 16 mesi. L’anno scorso a La Spezia è andata meglio di quanto potessi sperare, poi hanno fatto scelte diverse”. Lo spirito è quello del combattente, le scarpe sono colorate e non più per forza nere come ai tempi della Primavera dell’Inter (“Le verniciavano se le avevi di un altro colore”) e la missione è chiara. Aggiungere Bari alla lista delle piazze dove ha conquistato una promozione dopo i salti dalla B alla serie A con Palermo e Siena. Messaggio chiaro: “Siamo qua per vincere e non possiamo nasconderci. Questo è un gruppo sano e la parola chiave è rilancio”.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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