Venticinque giorni per dare una nuova identità al Bari. Tanti ne ha impiegati Pasquale Marino. In tre partite sulla panchina biancorossa sono arrivati sette punti. Gli ultimi tre sono maturati nell’1-0 contro l’Ascoli, in quella che è stata la giornata del ritorno al successo di Vicari e compagni al San Nicola. 155 giorni e sette partite ufficiali dopo l’ultima volta.
Primo passo della cura Marino: riconoscere i limiti della squadra. Senza integralismi. Un manifesto esposto con chiarezza sin dal momento del suo arrivo in Puglia. “Quando allenavo il Frosinone – l’immagine usata per trasmettere il concetto – c’erano Ciofani e Dionisi, a loro piaceva giocare vicini. Non è che per fare il 4-3-3 li spostavo mettendoli sulla fascia. Cerco sempre di far rendere al meglio i giocatori che abbiamo in organico, vengono prima del modulo”. Così è stato anche a Bari. Dopo le prove di 4-3-3 nel primo tempo contro il Modena, ecco la svolta con passaggio al 3-5-2. Diaw e Nasti insieme dal primo minuto con il sacrificio degli esterni di qualità, da Aramu a Morachioli passando per Achik. Risultato? Brescia rimontato al Rigamonti e Ascoli battuto. In entrambe le partite c’è stato il piede destro di Giuseppe Sibilli: in Lombardia ha visto il corridoio in cui Diaw si è infilato per l’1-1, al San Nicola ha fatto tutto da solo. Pallone condotto per 30 metri, dribbling su Adjapong e Di Tacchio al limite dell’area e destro forte e preciso alle spalle di Barosi.
“Ci sono delle scorie, succede quando si accarezza il sogno di una promozione fino a due minuti dal traguardo come è successo al Bari” era stato uno dei passaggi chiave della conferenza di presentazione di Marino. Sapeva, il 61enne di Marsala, di aver scelto una piazza non semplice per rimettersi in gioco. “Sono arrivato a un’età in cui posso scegliere qualsiasi cosa” aveva ricordato. E rilevare una squadra che aveva vinto una partita sulle prime nove in campionato era una sfida che stimolava, certo non un’impresa che poteva far paura. E in poche mosse il suo Bari appare più ordinato: linea difensiva a tre, laterali difensivi più alti e Sibilli mezzala di qualità. Una macchina che funziona, dal motore curato da Marino insieme al suo fidato vice Massimo Mezzini: il confronto tra i due in settimana e in partita è costante. Non certo perfetta ma che sta acquisendo una sua identità. Fino a tornare in zona playoff. Sa bene, Marino, che due vittorie e un pareggio in tre partite rappresentano solo un punto di partenza nella rincorsa ai piani alti della classifica.
Oggi il Bari non è ancora quello che Marino ha in mente. “Una squadra sbarazzina e con la mente libera” era stato il suo auspicio all’arrivo sulla panchina biancorossa. Non a caso nei 22 mesi senza panchina il suo vice Mezzini ha studiata da vicino il Brighton. In attesa che il suo Bari brilli come le squadre allenate dal suo allievo ai tempi del Foggia oggi Marino si “accontenta” di un gruppo tremendamente efficace, che ha limitato i danni dalle parti di Brenno, tornato contro l’Ascoli a non subire gol come non accadeva dal 3 settembre a Terni. Marino studia e lo fa senza sosta, come dal primo giorno a Bari. Quando si era presentato in sede con un foglio A4, scrivendo davanti al ds Polito – che aveva allenato a Catania – tutti i giocatori per ruolo e i nomi. Li aveva studiati in una notte, quella del prepartenza. E ora si gode i primi frutti.
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