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Barcellona: alla scoperta di Fermin Lopez, El Messi de El Campillo

Il Barcellona, dopo cinque vittorie consecutive, ha trovato il secondo pareggio nella Liga. Un 2-2 in rimonta, quello che gli uomini hanno ottenuto a Maiorca, con l’ultimo gol segnato da Fermìn Lopez. Il centrocampista classe 2003 ha trovato il primo gol in blaugrana, dopo aver svolto un’ottima preparazione estiva agli ordini di Xavi. Su gianlucadimarzio.com avevamo raccontato la sua storia. DAL NOSTRO ARCHIVIO.

 

17 minuti. Questo il tempo necessario per scrivere il proprio nome nella storia del Clasico, la partita che rappresenta la rivalità più grande al mondo, anche se solo in amichevole. Fermin Lopez ci è riuscito con un assist e con un gol, che hanno permesso al Barcellona di vincere 3-0 contro il Real Madrid a Dallas. E pensare che questo giovane centrocampista offensivo non doveva neanche essere convocato per la tourneé statunitense. 

 

 

Quando da bambino usciva a giocare a pallone per le strade di El Campillo, cittadina di 2mila anime in provincia di Huesca, Lopez riempiva di tunnel suo fratello maggiore Juan Antonio e per i suoi genitori non era mai semplice farlo rientrare a casa la sera: voleva sempre giocare. Il suo talento era noto e venne ribattezzato El Messi de El Campillo, così i suoi decisero di iscriverlo alla scuola calcio del Reacreativo de Huesca, prima di entrare nel settore giovanile del Betis 4 anni più  tardi, in quello che è il club per cui tifa la sua famiglia.

 

Tutti tranne lo zio, tifoso del Barcellona che ha influenzato Fermin al momento di firmare per il Barcellona. Tanto che dopo la vittoria contro il Real Madrid in amichevole, il classe 2003 si è espresso così: “Sono un culé da quando ero piccolo e il mio sogno è affermarmi qui”. Quel sogno iniziato nell’estate del 2016, quando il Barça era alle prese con la sanzione della FIFA che gli impediva di ingaggiare giocatori stranieri per il settore giovanile. Quell’estate arrivarono 54 giovani spagnoli a La Masia e tra questi c’era anche Fermin Lopez che venne scoperto dall’ex responsabile delle giovanili Jordi Roura, in un torneo a Tarragona. 

 

 

Dal Betis al Barcellona, proprio come Gavi. Ma per Fermin non è stato semplice ambientarsi nella realtà blaugrana. Negli anni ha sempre giocato poco. Veniva impiegato come esterno o falso nueve e da Messi de El Campillo era diventato Fermín el pequeñín, il piccoletto, a causa di un fisico poco sviluppato rispetto a quello dei compagni e degli avversari. I dirigenti del Barcellona decisero di cederlo in prestito la scorsa estate, invece di farlo allenare agli ordini di Rafa Marquez nel Barça Atlétic. Per ritrovarsi, Fermin Lopez è tornato in Andalusia, al Linares nella terza divisione del calcio spagnolo, dove è stato protagonista di una stagione con 12 gol e 4 assist. 176 cm d’altezza e un fisico longilineo, sul quale ha lavorato per irrobustirlo, ma al momento di tornare a Barcellona per l’inizio di questa stagione non era stato inserito tra i giovani che sarebbero partiti per la tourneé negli Stati Uniti. Nei primi allenamenti però, Xavi lo ha notato e ha deciso di portarlo oltreoceano facendolo esordire contro l’Arsenal.

 

 

Mi piace quello che vedo in Fermín. Mi piace la sua fiducia in se stesso, che osa, che non ha paura, che chiede la palla, che gioca semplice, che ha l’ultimo passaggio. E oggi lui ha fatto la differenza. Ha segnato un gran gol con il sinistro e ha fatto un passaggio con il destro. È un calciatore che potrebbe aiutarci molto in vista della stagione. Il talento che ha nell’ultimo tratto di campo è un po’ quello che ci è mancato nell’ultima stagione. Può giocare a sinistra, a destra, come falso nueve… È un calciatore che personalmente mi piace, vedo personalità in lui. Ha 20 anni ma ha personalità e fame. E questo è molto importante, queste le parole di Xavi dopo il Clasico. Dalla terza divisione spagnola al gol al Real, adesso il giovane onubense potrebbe coronare quel sogno che cullava per le strade di El Campillo, nello stadio in cui Messi è diventato leggenda. 

Mattia Zupo

Giornalista pubblicista e studente in Scienze Umanistiche per la Comunicazione. Fiorentino nato a Fiesole nel 1996. Notti magiche, quelle passate a vedere il calcio sudamericano, dove il talento e la garra prevalgono sulla tattica. Uno sguardo al futuro e uno al passato alla ricerca di storie legate al fútbol.

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Mattia Zupo

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