Mario Balotelli e gli arbitri. Per molti anni due rette parallele, o così sembrava. La protesta per un contrasto non punito, un giallo eccessivo, i cori razzisti: tutti motivi di confronto verbale e polemiche. Ma oggi tutto sembra sfumare nel ricordo, il dialogo e la leggerezza si sostituiscono alle tensioni.
Balotelli incontra un arbitro e lo fa nel centro sportivo del Sion, in quella che da qualche mese è la sua nuova casa, la Svizzera. L’ospite è Gianpaolo Calvarese, ex direttore di gara di Serie A e internazionale. L’incontro dura qualche ora ed è l’occasione per chiarire episodi del passato, ma soprattutto per confrontarsi sulle esigenze di arbitri e calciatori. Come fare per stare bene insieme in campo, evitando tensioni e svolgendo al meglio il proprio lavoro?
Balotelli ci tiene a “fare pace” con gli arbitri italiani e ammette: “Ho giocato anche in Francia, in Inghilterra, in Turchia e adesso in Svizzera. In Italia ho trovato i migliori“. In cambio, Calvarese gli regala una maglia e due cartellini, giallo e rosso: “Guarda mamma, quante volte mi hai insultato per questi!“, scherza Balo.
È l’occasione buona per spiegare un episodio che intreccia le carriere dei due. Agosto 2013, stadio Bentegodi, Balo protesta con Calvarese per un rigore non assegnato nei minuti di recupero. I due protagonisti di allora tornano a parlare di quel contrasto, ognuno dalla propria prospettiva. Si spiegano, discutono, si capiscono. E ricordando anche qualche insulto razzista ricevuto da Balotelli nelle trasferte, riflettono sul ruolo dei direttori di gara nell’arginare il fenomeno.
C’è poi un altro aneddoto che lega Balotelli a Calvarese: Milan-Napoli, sempre nel 2013, con Banti arbitro e Calvarese quarto uomo. Una lite finita con un rosso e una squalifica per Balotelli. Calvarese dopo dieci anni spiega che tutto nacque da un fraintendimento: Banti non comprese quello che gli diceva Balotelli, che si sentì preso in giro. “Se vi foste fermati un attimo a parlarne, non sarebbe successo tutto il resto“, commenta Calvarese. E tutto finisce con una risata.
Ma quindi come fare a migliorare i rapporti tra arbitri e calciatori? Il VAR, riconoscono entrambi, ha fornito più strumenti per prevenire i problemi. Ma la strada è anzitutto il dialogo: coltivare quella che Calvarese chiama “empatia” fra arbitri e giocatori in campo. Un modo per vivere i novanta minuti e ogni decisione arbitrale in modo più sereno. La direzione è questa, ed è già stata intrapresa dai vertici del nostro campionato. Ora serve procedere compatti. Perché lo spirito di collaborazione mostrato da Calvarese e Balotelli non sia più l’eccezione ma la regola.
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