Interviste e Storie

Consapevolezze – Balestrero: “La semplicità dell’essere normali”

Credit: FeralpiSalò

Davide Balestrero è cresciuto tra i campetti liguri e l’azienda di caramelle di famiglia. “In tutta sincerità non pensavo di fare il calciatore”.

Il suo esordio è arrivato in Eccellenza su un campo che durante l’estate è usato come parcheggio per il mare”. Anni dopo ha raggiunto la Serie B con la sua FeralpiSalò.

Una storia d’amore fatta di tante e bellissime prime volte. E, soprattutto, un’immagine speciale: la partita contro la Samp a Marassi. “Mai avrei pensato di affrontare la mia squadra del cuore. Allo stadio ci andavo da piccolo a tifare in curva. Mi sono ritrovato protagonista in campo con parenti e amici a guardarmi“.

Un calciatore atipico. Non ha social, crede nel lavoro e nel sacrificio: “Io sono questo. Sono così, normale. Perché forse a essere davvero rara è ormai la semplicità.”.

Credit: FeralpiSalò

La lettera di Davide Balestrero

Un estratto della lettera di Davide Balestrero a Consapevolezze: “Non ho social, ho esordito in un campo che d’estate diventa un parcheggio, non pensavo di fare il calciatore da grande. Sono strano? No, sono un ragazzo normale. Penso che sia la società d’oggi ad avere e insegnare valori sbagliati.

La mia famiglia ha inciso tanto nel mio percorso. Mi ha trasmesso valori che oggi sono rari. Valori etici e morali. Il senso della fatica e del sacrificio, in tutto ciò che si fa. Una predisposizione al lavoro e all’impegno che mi hanno dato e che ora ritrovo nella mia carriera e nel mio essere calciatore. Principi che cerco di insegnare e condividere con i miei compagni più giovani.

Sono partito dai campetti liguri e dai dilettanti. Penso che il mio percorso mi abbia aiutato ad avere costanza. Ogni giorno. Se parti dal basso, dal calcio dilettante devi fare qualcosa di diverso rispetto agli altri. Ci sono state più curve, è stato meno immediato, ma mi ha permesso di costruirmi una mia mentalità, non dare nulla per scontato o dovuto. Bisogna conquistarsi ciò che si vuole.

Il calcio moderno e la nostra società portano molti a pensare di poter avere tutto subito, senza sacrifici, delusioni, attese. Manca il senso del tempo, della pazienza e della fatica. Le conquiste vanno coltivate, volute, aspettate. Per fortuna la mia famiglia mi ha dato valori diversi. È fondamentale costruire una propria mentalità, costruire qualità umane.

Se sono arrivato qui è perché nella testa ho qualcosa in più. I compagni spesso mi prendono in giro per i miei piedi. È vero, non ho qualità tecniche particolari. Ma ci arrivo con altro. Sono partito dall’Eccellenza e sono arrivato a essere capitano di una società come la Feralpi, a giocare in Serie B, ad affrontare la “mia” Samp a Marassi. Impensabile. È un viaggio speciale di un ragazzo normale. È il mio viaggio.

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Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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